È il terzo gruppo filo-democratico che in meno di due settimane chiude i battenti. Spinti dalle pressioni politiche delle autorità. Dalla sua adozione il provvedimento sulla sicurezza ha portato all’arresto di 154 persone. Quelle rinviate a giudizio sono 96. Un 24enne già condannato a 9 anni di prigione. Eliminata l’opposizione organizzata della società civile democratica.

(AsiaNews)

La Confederation of Trade Unions ha deciso ieri di sciogliersi: è il terzo gruppo pro-democrazia che in meno di due settimane chiude i battenti di fronte al sistematico uso della legge sulla sicurezza nazionale contro il fronte democratico.

La Confederazione era la principale organizzazione sindacale d’opposizione a Hong Kong. Fondata nel 1990, contava 93 sindacati affiliati e 145mila iscritti: nel 2019 ha giocato un ruolo di rilievo nelle grandi proteste anti-governative che hanno portato alla cancellazione della controversa proposta di legge sull’estradizione. I suoi rappresentati hanno spiegato che lo scioglimento è dovuto alle pressioni politiche subite.

Diversi media pro-Pechino hanno accusato la Confederazione di aver violato il provvedimento sulla sicurezza ricevendo fondi da forze straniere e cospirando con loro, oltre a promuovere “attività anti-cinesi” nell’ex colonia britannica.

Rthk riporta che i leader del raggruppamento sindacale hanno ricevuto messaggi di avvertimento: avrebbero rischiato problemi personali se non avessero proceduto con la chiusura. Le minacce hanno terrorizzato il direttivo della Confederazione, spingendo il direttore esecutivo Mung Siu Tat a rassegnare le dimissioni e fuggire da Hong Kong. Dopo l’arresto a gennaio della presidente Carol Ng, l’organizzazione aveva promesso di “non arrendersi” alla persecuzione politica e di voler combattere “fino all’ultimo respiro”.

Nei fatti l’esecutivo cittadino e il governo centrale hanno eliminato l’opposizione organizzata della società civile democratica. Il 2 ottobre si è sciolto il gruppo Student Politicism: le autorità hanno accusato quattro suoi membri di complottare per incitare alla sovversione, reato punito dalla legge sulla sicurezza. Il 25 settembre è stato il turno della Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China, che il 4 giugno di ogni anno organizza la tradizionale veglia in ricordo del massacro di Tiananmen del 1989.

In precedenza altre due organizzazioni storiche hanno cessato le attività: l’Unione degli insegnanti e il Civil Human Rights Front. La prima era il più grande sindacato cittadino di settore, la seconda la principale coalizione democratica. Ora a rischio è anche l’esistenza della Hong Kong Journalists Association. Presi di mira dalle autorità con arresti e congelamenti di fondi, tra giugno e inizio settembre hanno chiuso anche il quotidiano indipendente Apple Daily e la sua società editrice Next Digital.

Imposta da Pechino nel giugno 2020, dalla sua adozione la legge sulla sicurezza ha portato all’arresto di 154 persone, minori di 15 anni compresi. Quelle rinviate a giudizio sono 96, tra cui figure importanti del campo democratico come Jimmy Lai, Benny Tai e Lee Cheuk-yan.. In luglio è arrivata la prima condanna: nove anni al 24enne Tong Ying-kit, colpevole secondo i giudici di aver incitato alla secessione e al terrorismo.