I 5 stelle e l’elettorato intercambiabile. Al Nazareno si mantiene sovrana l’indifferenza sulla involuzione del Movimento.

Ci sono quesiti che non possono essere elusi. La crisi del Movimento è sotto gli occhi di tutti. Sembra ormai evidente che Grillo ha piegato l’avvocato del popolo ridando centralità al popolo di Rousseau. Ma quali saranno le conseguenze? Il Pd tarda a rimodulare il suo pensiero su una alleanza impossibile.

 

Giorgio Merlo

 

C’è un aspetto che, francamente, incuriosisce sempre di più in questa spietata lotta di potere all’interno del partito dei 5 stelle. Certo, è del tutto inutile parlare di quello che hanno sempre predicato, giurato, urlato, scritto e sostenuto  nel corso di questi anni e che hanno sistematicamente rinnegato. Ormai non fa neanche più notizia ricordarlo.

 

Quello che, invece, merita di essere approfondito e discusso è come sia possibile che di fronte ad un potenziale cambiamento repentino e radicale del profilo politico, della natura e della proposta di quel partito, semprechè il fondatore del “vaffa” sia sconfitto a favore dell’ex Presidente del Consiglio – ma appare alquanto difficile anche alla luce della feroce polemica di queste ore – l’elettorato resti sempre lo stesso. Ovvero, cambia tutto, ovvero lo statuto, il codice etico, i regolamenti, il “capo”, la prospettiva e via discorrendo, ma resta intatto chi ti vota. Ma come è possibile tutto ciò?

 

Un punto, questo, che non può diventare una variabile indipendente rispetto alla prospettiva concreta e tangibile di un partito. Come è possibile, del resto, che un progetto politico abbia un elettorato definito e preciso e un progetto politico alternativo e radicalmente diverso conservi lo stesso elettorato? Perchè delle due l’una. O il nuovo (?) e futuro corso dei 5 stelle rinnega definitivamente il passato – e cioè, populismo, giustizialismo manettaro, anti politica, demagogia, uno vale uno, antiparlamentarismo e antisistema – e allora incrocerà un elettorato radicalmente diverso rispetto al passato oppure, cosa più probabile, restando sempre le stesse le parole d’ordine continueranno ad avere l’elettorato tradizionale. Quello grillino tradizionale per intenderci.

 

Ricordo questo aspetto perchè anche se siamo in un contesto dominato dal trasformismo politico e parlamentare, come ormai è evidente a quasi tutti, gli elettori difficilmente possono essere trascinati da un progetto ad un altro senza colpo ferire. Tanto per fare un solo esempio, sarebbe curioso verificare quanti elettori conserverebbe ancora Forza Italia se decidesse di stringere un’alleanza sutturale e organica con la sinistra italiana…. E questo perchè anche in un clima pesantemente trasformistico ed opportunistico, difficilmente un intero elettorato è disponibile a seguire fidesticamente e dogmaticamente proposte alternative tra di loro. E questo rappresenta, anche per un partito/non partito come i 5 stelle, un nodo che prima o poi andrà sciolto. Senza propaganda e senza ulteriori trucchi.

 

Esiste, però, un “post scriptum” in tutto ciò. Ma come può un partito come il Pd, il miglior erede della tradizione e della cultura della sinistra italiana, pensare che tutto ciò non incida anche sul terreno dell’alleanza politica ed elettorale che vuole stringere in vista dei prossimi appuntamenti elettorali? In altre parole, come è possibile fingere che sia un fenomeno del tutto virtuale sia che vinca una linea sia che ne prevalga un’altra? Ovviamente alternativa e radicalmente diversa? Anche questo resta un mistero della politica italiana. O meglio, della sinistra italiana.