Era il 23 gennaio 1932: un eccellenza culturale italiana

Nel 1932 il nostro Paese, o come si usava chiamare all’epoca la Nazione o la Patria, era di circa 41 milioni di abitanti e il 21% era analfabeta, in quanto non sapeva ne leggere e ne scrivere. L’Italia era in Europa una delle nazioni con il più alto numero di persone prive di due funzioni primarie e distintive dell’essere umano. Notevoli erano gli sforzi per favorire lo sviluppo della cultura fra i cittadini, per recuperare ritardi storici sulla condizione educativa dei giovani e delle persone volenterose. Si leggono ancora le aspirazioni di tante famiglie italiane che rivendicavano la possibilità di avere strumenti di studio, di lettura e di conoscenza, per poter aspirare a una vita migliore. 

Significativo era quanto si scriveva in quel periodo, in modo particolare da una Casa Editrice: “Un’enciclopedia in ogni casa. Questo, che sarebbe stato un paradosso librario vent’anni fa, sta per essere una conquista certa, confortante e feconda della cultura italiana: conquista che ha avuto ragione del dispregio dei pochi per tal genere di produzione intellettuale, come avrà ragione dell’incomprensione e dell’indifferenza dei più.” In questo concetto e con queste parole gli Editori della Labor, nel 1935, presentavano agli italiani la prima edizione del “Dizionario Enciclopedico Moderno”, una pubblicazione rivoluzionaria a quei tempi, perché stampata anche  fascicoli, che poi si potevano rilegare in quattro volumi.

Questa modalità era per andare incontro a coloro che non potevano acquistare la grande enciclopedia all’epoca esistente, e cercava di favorire tutti i ceti sociali, in modo particolare per incoraggiare all’acquisto le persone con modeste condizioni economiche, perché poteva essere pagata con rate mensili. Esisteva, in quel tempo, una disputa che considerava “il libro dei libri” l’enciclopedia, e perciò ogni famiglia doveva avere un’enciclopedia, la quale naturalmente non poteva essere eguale per tutte le famiglie, perché diversi erano i bisogni, varie le possibilità e le esigenze.

In quel “dinamismo” di ricerca e di conoscenza da parte dei cittadini più attivi, promosso anche dagli stimoli e dalle novità indotte della “prima guerra mondiale”, nasce una particolare e quanto significativa “ eccellenza culturale italiana”.   Ancora oggi, nonostante le grandiose trasformazioni avvenute – a cavallo del XX e XXI secolo – è presente nella nostra società: complessa, tecnologica, e ricca di continue innovazioni, parliamo di una delle riviste più antiche d’Italia: La Settimana Enigmistica. Il primo numero fu stampato, in 16 pagine ed al costo di 50 centesimi.  Uscì il 23 gennaio 1932: sono passati novanta anni.

In quel contesto storico e sociale, La Settimana Enigmistica, la cui redazione è a Milano, è diventata  rapidamente un fenomeno editoriale senza precedenti. E’ stato in Italia, il primo periodico settimanale di enigmistica (rebus, cruciverba, giochi, vignette e tanta cultura attraverso rubriche, i cui contenuti hanno trasmesso saperi e nozioni),  che ha visto nel tempo il moltiplicarsi di un gran numero di testate simili. Non a caso su tutti i numeri del Settimanale, a fianco della sua testata appaiono due slogan per ribadire l’unicità e la primogenitura, in quelli pari si legge “La rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”, (nel corso degli anni ne sono stati contatati oltre 200), e in quelli dispari “La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione”.

Come nacque La Settimana Enigmistica? Ad inventare la rivista fu un nobile di origine sarda, Giorgio Sisini conte di Sant’Andrea, figlio di uno dei fondatori del primo Rotary Club della Sardegna. Il giovane Sisini, laureatosi in ingegneria a Milano, nel 1930 durante un soggiorno a Vienna, gli capitò per caso fra le mani un giornale di enigmistica austriaca Das Ratsel, per il nobile sardo che era un appassionato cultore di giochi ed enigmi, il passo fu breve. Così iniziò l’avventura in Italia del capostipite del nuovo filone editoriale dei periodici di enigmistica, diretta per 40 anni dal fondatore Sisini, fino al 21 giugno 1972, giorno della sua morte.

Quali sono i segreti della rivista che settimanalmente dal 1932, e ha pubblicato 4687 numeri fino ad oggi? Certamente alcuni motivi del successo, vanno ricercati nel fatto che La Settimana Enigmistica, è divenuta “un’attesa consuetudine” in edicola per migliaia di famiglie italiane, di cultura medio – alta,  con il passare degli  anni questa consuetudine si è diffusa in tutte le classi sociali della società, che l’acquistavano anche insieme ai quotidiani e alle riviste preferite. Per molti anni usciva il sabato e dal 2014, il giovedì. La Settimana non ha mai mancato un’uscita. Ci sono state solo due eccezioni, ed entrambe molto serie: nel periodo agosto/settembre 1943, per i bombardamenti, che avevano danneggiato la tipografia e la distribuzione, e nell’aprile/luglio 1945, in seguito agli “ storici avvenimenti bellici che hanno impedito le pubblicazioni”, erano i giorni della Liberazione.

I contenuti della Settimana, hanno fatto la differenza per qualità e   gradimento, rispetto al panorama che veniva offerto dalle altre pubblicazioni, per le novità, la fantasia, la creatività e i tanti risvolti culturali presenti. Tutte pagine ricche  di giochi, ma anche di notizie e barzellette: tanti schemi di parole crociate, da quelle classiche a quelle senza schema, a quelle crittografiche oppure facilitate. E ancora, i rebus, gli indovinelli, le cornici concentriche, inoltre le raccolte di notizie curiose o insolite come succede con “Forse non tutti sanno che…”, “Strano ma vero”, “Spigolature”,  “ Perché ”, “Se non lo trovate…..ve lo dico io”,  “Una gita a …”, e tante altre rubriche che contribuiscono alla riflessione e alla ricerca dell’apprendimento.  

L’influenza culturale della Settimana Enigmistica, motivo del successo editoriale, è presente e viene anche citata, ad esempio, in film, canzoni, e a molti personaggi protagonisti di giochi e vignette, presenti nel corso della vita della rivista. Si può affermare che molti giochi radiofonici prima e televisivi poi, sono stati ispirati del settimanale fondato nel lontano 1932. Va ricordato che la veste tipografica è sostanzialmente, nonostante le più moderne tecnologie di stampa offset, la stessa dei primi numeri, con l’immagine di un personaggio donna sulla prima pagina nei numeri dispari e uomo nei numeri pari.

 In fondo alla prima pagina, appariva uno slogan “Per conservare la memoria occorre esercitarla: La Settimana Enigmistica ve ne dà la possibilità”, oggi c’è un richiamo storico: 23.1.1932 Novant’anni di settimana 23.1.2022, ecco in sostanza il segreto di quella che viene definita “Un eccellenza culturale italiana che si rinnova ogni sette giorni”. 

Ed è proprio vero!