In un opuscolo del 1989, colui che la stampa aveva definito la “testa più lucida della DC” prendeva spunto da una riflessione di Franco Rodano per affrontare il grande tema del superamento del marxismo, ma con l’obiettivo di conservarne la,profonda istanza di liberazione. Allora, diceva Galloni, laddove aveva fallito Marx tornava a splendere il messaggio della “rivoluzione cristiana”.

Ricordare una figura come Giovanni Galloni a pochi anni dalla morte (23 aprile 2018) non vuol essere un esercizio di agiografia o nostalgia, semmai una riflessione al contempo distaccata ed appassionata sulla esperienza di un esponente politico sempre schierato su posizioni di sinistra all’interno della DC. Anzi, occorre rilevare come Galloni sia uno dei pochi esponenti politici democristiani ad aver vissuto in prima persona tutte le esperienze di sinistra politica all’interno della Democrazia Cristiana: dalle “Cronache Sociali” di Giuseppe Dossetti, passando poi per “Iniziativa Democratica”, “La Base”, sino all’”Area Zac”.

Ma più che soffermarsi su questi dati storico-politici pur importanti e significativi, quello che più conta è tratteggiare una parte del suo pensiero politico che, per molti versi, ha il sapore della profezia, se si considera il contesto temporale nel quale la “testa più lucida della Dc” – questo è l’epiteto attribuitogli dalla stampa dell’epoca – sviluppa la sua iniziativa.

Esaminiamo dunque una piccola pubblicazione, sconosciuta ai più, che Galloni dà alle stampe nell’agosto del 1989 dal titolo “I cattolici democratici fuori dalla bufera”. Nel mettere in evidenza la rivoluzione tecnologica in atto, con i conseguenti cambiamenti del modo di produrre, di vivere e di consumare, egli ferma già allora la sua analisi su un dato significativo e conseguente. Scrive infatti nell’opuscolo di un fenomeno che va a «intensificare a dismisura il processo di concentrazione finanziaria nelle mani di gruppi sempre più ristretti, capaci di controllare la totalità delle risorse e degli strumenti di informazione e di condizionare così anche le menti degli uomini e la loro libertà, ma incapace a frenare, sotto la spinta del consumismo, un processo di industrializzazione che porta all’inquinamento e alla invivibilità del pianeta o di dare una soluzione equilibrata ai problemi del rapporto nord-sud del mondo».

A ben guardare, si tratta di quello a cui assistiamo oggi: non solo la concentrazione della ricchezza mondiale in pochissime mani, con la conseguente manipolazione dell’informazione libera ed obbiettiva, ma anche (se si riflette con oculatezza) del lascito della propagazione mondiale di questa pandemia che sta riducendo sempre più i cittadini a schiavi di un sistema economico. La politica arranca, anzi è inesistente. Pertanto le riflessioni di Giovanni Galloni ci aiutano a capire molte cose, tenendo presente che quando svolge queste riflessioni il muro di Berlino non è ancora caduto (cadrà di lì a qualche mese il 9 novembre 1989). Riesce perciò a cogliere la nacotà radicale del tempo, non mancando di far riferimento, senza citare espressamente la fonte, a Franco Rodano, ovvero all’intellettuale cattolico e comunista che aveva ricavato dal dualismo signore-servo gli elementi decisivi per arrivare (Galloni) a conclusioni originali e rivoluzionarie.

Il Terzo millennio si sta caratterizzando sempre più per quella che può essere definita la lunga transizione politica: partiti e movimenti politici hanno dismesso i panni novecenteschi di raccordo diretto con la propria base elettorale per divenire sempre più comitati elettorali, lobby, strutture attrezzate per la semplice gestione del potere. Galloni riflette su quell’utopia marxiana che disegna per l’uomo la fine dell’alienazione dal lavoro attraverso la libertà assoluta. In parte tale utopia si sta realizzando – sostiene Galloni – ma secondo un modello completamente diverso da quello immaginato da Marx sulla scorta della presunta missione salvifica del proletariato. Infatti, se analizziamo i passaggi storici prefigurati da Marx come modello di società, non è difficile verificare come sia il sistema signorile che quello borghese, ma infine anche quello proletario parzialmente realizzato nell’ex Unione Sovietica, non sono stati in grado di superare quel dualismo signore-servo. «Quel dualismo – ecco le conclusioni di Galloni – è stato nella storia superato, ma solo in chiave teologica, dal messaggio cristiano».