Gianfranco Rotondi prova ad agitare le acque del vecchio centrodestra. Lo fa archiviando la sua dc-bonsai e consegnando lo scudo crociato a una fondazione (quella intestata all’irpino Fiorentino Sullo, leader della sinistra di Base negli anni ‘50-60, confluito nei socialdemocratici nel periodo ultimo della sua carriera politica).

È un gesto che vuole contribuire a frenare l’ondata populista, benché muova esplicitamente dalla preoccupazione di rinnovare il sodalizio con Silvio Berlusconi, come se, in effetti, il populismo non abbia avuto inizio con il fondatore di Forza Italia.

Da notare, in ogni caso, la divaricazione di linea rispetto a Berlusconi medesimo: infatti, mentre questi agisce nella prospettiva di un recupero della Lega, una volta che abbia abbandonato la collaborazione di governo con il M5S, diversamente il centro proposto da Rotondi dovrebbe operare in chiave alternativa, giudicando inammissibile l’alleanza con Salvini.

Sulla solidità di questa proposta politica non mancano dubbi. L’ambiguità emerge chiaramente laddove si osservi la collocazione della dc di Rotondi a livello amministrativo locale: sempre a destra, ovunque, avendo concretamente la Lega come guida e motore.

Sorprende anche l’arruolamento d’ufficio, nel campo dell’anti-populismo, dell’attuale Presidente del Consiglio. Si fatica a capire la ragione per la quale Giuseppe Conte, scelto all’indomani delle elezioni politiche dello scorso anno dal tandem sovran-populista, dovrebbe entrare a far parte di questo ipotetico centro alternativo ai giallo-verdi. Sfugge, in altri termini, il nesso di coerenza.

Anche l’apertura a Urbano Cairo è sostanzialmente immotivata. Nessuno conosce, allo stato degli atti, se e come avverrebbe il passaggio alla vita politica di tale editore di successo, geloso della sua indipendenza. Lo si convoca o lo si invita “a prescindere”, al di fuori di un quadro di serietà e rigore politico, giocando in definitiva con il vecchio approccio di tipo berlusconiano, dalla “discesa in campo” al “predellino”, che tanto ha contribuito alla esplosione dell’antipolitica.

Con quale credibilità, allora, s’immagina di trasformare la presenza di una piccola formazione, figlia della diaspora democristiana, quando l’indirizzo politico e  la condotta pratica recano in grembo un coacervo di pericolose incongruenze?

Vale la pena aggiungere infine che se, a riprova della legittimità del possesso dello scudo crociato, si cita l’accordo di Cannes, siglato  nel 1995 da Gerardo Bianco e Rocco Buttiglione, proprio quell’accordo esclude la possibilità di definire Buttiglione come “ultimo segretario del Ppi”. Rotondi commette una grave scorrettezza perché, come sa molto bene, a Cannes si decise di riconoscere ai Popolari di Bianco il nome del partito, insieme alla testata de “Il Popolo”, quale indubbio segno di continuità con l’esperienza avviata da Martinazzoli. A Buttiglione fu attribuita invece la titolarità dello scudo crociato, usato in questo quarto di secolo per abbellire la coalizione di centrodestra. Non è corretto citare Cannes a sproposito. Così, con buona pace dell’eloquio composto, Rotondi si rende protagonista di una sgradevole forma d’improntitudine. Insomma, fa lo sfacciato.

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ALLEGHIAMO IL COMUNICATO STAMPA E LA DICHIARAZIONE DI GIANFRANCO ROTONDI

“La Dc diventa una fondazione politica. La svolta è stata deliberata nella notte di venerdì a Giulianova, in un Ufficio di Segreteria che formalmente doveva eleggere il successore di Gianfranco Rotondi, fondatore e presidente del partito dimessosi la scorsa settimana”. Lo annuncia in una nota l’Ufficio Stampa della Dc. “In realtà – si legge nella nota – l’Ufficio di Segreteria ha ratificato una decisione già assunta e formalizzata nei giorni precedenti, con tanto di atti sottoscritti dal notaio.

La Dc – prosegue la nota – sospende le attività come partito e cede il nome e il simbolo a una fondazione [si tratta della fondazione Fiorentino Sullo, ndr]. Non a caso all’atto notarile ha partecipato anche il professor Rocco Buttiglione, ultimo segretario del Ppi e depositario, in base al patto di Cannes, dello scudo crociato”.

La fondazione – di cui sarà presidente lo stesso Rotondi, insieme a Rocco Buttiglione  – sarà presentata a Roma venerdì 12 luglio, alle ore 15, alla Camera dei deputati.

“Il Centro – ha spiegato Rotondi – non può rinascere alleato con Salvini, che del populismo è la massima espressione. Né ha spazio un Centro alleato o peggio ancora partorito dal Pd. Esso ripeterebbe la parabola perdente dei tanti partiti di centro satelliti della sinistra. Serve un vero partito di Centro, può essere Forza Italia o una forza completamente nuova. Ma serve il coraggio di candidarsi alla guida del Paese con un programma nuovo, figure nuove e senza alleanze con Salvini e il Pd.

A questa scommessa chiamiamo il nostro amico di sempre, l’unico che ci ha sempre ascoltato, capito, difeso: Silvio Berlusconi. Lavoreremo naturalmente con gli amici Dc: Lorenzo Cesa e Mario Tassone. Useremo una ‘strategia dell’attenzione’ verso chiunque mostri interesse per il cattolicesimo politico. Due esempi per tutti: il presidente Conte e il dottor Urbano Cairo, del cui impegno pubblico si parla sempre di più. Perciò- ha concluso Rotondi – rialziamo il vessillo dello scudo crociato, per ritrovarci e camminare insieme a chi mostrerà più coraggio”.