I Sindaci contro la legge Basaglia: neanche Nogarin (M5S) si dissocia

L’Anci ha preso un abbaglio, ora non lo prendano i cittadini. Sottoscrivete la sua proposta di legge non vuol dire liberare i sindaci, ma degradare in vari settori la qualità della nostra legislazione.

“Liberiamo i sindaci” è lo slogan, un po’ ambiguo, proposto dall’Associazione dei Comuni (ANCI) a sostegno della proposta di legge d’iniziativa popolare, che dovrebbe rappresentare nelle intenzioni dei proponenti un passo importante di sburocratizzazione, destinato a influire a cascata sui rapporti tra Comuni e cittadini. Il condizionale è d’obbligo perché si  rintraccia a fatica, leggendo il testo, quale sia la trama di questa virtuosa correlazione che unirebbe i cittadini ai primi cittadini nella lotta al burocratismo.

In larga parte l’operazione consiste invece in una serie di rivendicazioni corporative in nome – ecco la motivazione – di un necessario rispetto della funzione dei sindaci. Nella realtà si traduce nela pretesa di abusare elegantemente di un potere, come quando si richiede l’abolizione dell’obbligo di dimissioni del sindaco (per i comuni superiori a 20.000 abitanti) 180 giorni prima della scadenza ordinaria delle elezioni per il Parlamento.

Non a caso l’abuso, che renderebbe diseguale la competizione con un candidato privo di analogo potere, in passato era nettamente contrastato dai grandi partiti democratici. Lo statuto della Dc, ad esempio, obbligava i segretari provinciali del partito, intenzionati a candidarsi, a rispettare la medesima norma prevista per i sindaci.

Tuttavia, non è questa la nota più preoccupante. Fin qui siamo alla dimostrazione di come la “rivoluzione dei sindaci”, iniziata con la elezione diretta e gonfiata all’epoca dal fenomeno di Mani Pulite, si stia accartocciando in una malinconica rappresentazione di vanagloria e furbizia. Preoccupa di più, semmai, ciò che il disegno di legge dell’Anci prevede laddove, sulla L. 180/78, arriva inopinatamente alla cancellazione della firma del sindaci sul ricorso al Trattamento Sanitario Obbligatotio (TSO) a carico di una persona affetta da malattia psichiatrica.

Si tratta di un errore molto grave. La legge 180, altrimenti detta “legge Basaglia”, ha uno strano titolo che non c’entra nulla con la chiusura dei manicomi. Il legislatore volle far vedere, con grande chiarezza, che la scelta irreversibile consisteva nella rimozione della logica di “misure speciali di polizia” per i malati di mente.

Il cosiddetto TSO, in precedenza affidato dal Regolamento della legge Giolitti del 1904 alla polizia, cui faceva seguito la ratifica del giudice penale, fu ricondotto a una misura sanitaria e quindi non più di ordine pubblico, con ciò legando la responsabilità dell’atto – ecco la rivoluzione! – non più all’intervento della Questura, ma alla autorità sanitaria locale, ovvero il Sindaco. E il magistrato ratificante divenne il Giudice Tutelare. Questo principio ordinatore della legge risplende nel suo incaccellabile significato morale e politico. Non si può privare, in fin dei conti, della libertà personale un soggetto malato allo stesso modo con cui si limita quella di un criminale.

È giusto che sia il capo dell’amministrazione locale a mettere il sigillo, per così dire, su questo particolare e delicato provvedimento sanitario. Che ciò appesantisca il lavoro del sindaco è tesi suscettibile di controindicazioni, rischiando a dire il vero di scadere nel ridicolo. D’altronde, quanti casi di quarantena portuale o epidemie di peste e colera ci sono state in questi ultimi decenni? L’intervento dell’autorità locale, anche in queste circostanze, ha fatto leva (e fa leva) sullo strumento del TSO. Certo, il più frequente TSO è proprio quello psichiatrico, affidato in realtà a un funzionario delegato che, salvo inconcepibili disfunzioni organizzative dell’ente locale, interviene e provvede sulla base di moduli prestampati.

Ora, il desiderio di “liberazione” dalla fatica di una firma può forse  giustificare questa sorta di fuga dalle responsabilità? È lecito  plaudire a ciò che l’iniziativa dei sindaci lascia presagire? Dobbiamo cioè fare un percorso a ritroso, magari dopo aver commemorato i 40 anni della legge Basaglia, riportando perciò in capo alla polizia il compito di decidere il ricorso al TSO? Vogliamo in sostanza archiviare, in nome di una istanza di presunta sburocratizzazione dell’attività dei comuni, l’umanizzazione del trattamento psichiatrico, vera conquista di civiltà della legge Basaglia?

L’Anci ha preso un abbaglio, ora non lo prendano i cittadini. Sottoscrivete la sua proposta di legge non vuol dire liberare i sindaci, ma degradare in vari settori la qualità della nostra legislazione. Purtroppo è una pagina nera nella storia del movimento autonomistico, meritevole di essere guidato con diversa lungimiranza politica rispetto all’oggi. Neppure il sindaco di Livorno, il pentastellato Nogarin, ha trovato modo dopo la sua recente nomina a vice-presidente Anci di prendere le distanze da questa ben poco lodevole iniziativa.

 

http://www.anci.it/index.cfm?layout=dettaglio&IdSez=821212&IdDett=63733