Bella idea, quella di Zingaretti. Un conclave del Pd ci voleva, anzi ce ne vorrebbe uno anche per il M5S: chiuderli a chiave – deputati e senatori – non dispiacerebbe a Di Maio.
Intanto lo fa il Pd. Non che ad altri sia vietato o sconsigliato, ma il rischio è che un conclave della Lega finisca per eleggere un anti Papa. E non sarebbe bello.
Zingaretti invece dal Papa è andato, s’è fatto benedire e poi, come Scalfari qualche tempo fa, ha pure parlato a nome suo (non a nome di se stesso – Zingaretti – ma a proprio a nome del Papa).

In questo esercizio, per altro, ha dato il meglio di sé riuscendo ad approvare l’operato tanto del Presidente della Regione Lazio, quanto del Segretario politico del Pd. E poco importa che siano la stessa persona, ovvero Zingaretti medesimo in persona. Al Tg1 se ne sono accorti e hanno letto, ieri a pranzo, due righine – proprio due – che trasudavano diplomazia e incazzatura d’Oltretevere.

Non importa! ZIngaretti abbonda perché i latini saggiamente consigliavano di abbondare, non di…deficere.
I deficienti, se vogliamo, non esistono. Sono una nostra invenzione, un fastidio che diventa pensiero, un rigurgito d’insofferenza anti-altruistico. Per questo li evitiamo.
Sicché, dicevamo, si va in conclave.

Naturalmente non tutti possono parteciparvi e quelli che non saranno invitati dovranno rassegnarsi. Purtroppo saranno quelli che appartengono al campo della deficienza, pur non essendo deficienti e magari essendo pure bravi, anzi bravissimi.
D’altronde nel Pd viene facile supporre che vi sia spazio per molti, ma non per tutti.
Anche il Papa gliel’ha ricordato e Zingaretti l’ha ripetuto in cuor suo: molti sono i chiamati, dice il Vangelo, e pochi gli eletti.

Il Conclave serve a rassicurare gli eletti. O no?