Caro D’Ubaldo, su “Il Domani d’Italia” di ieri, Festa di Sant’Andrea di quest’annus horribilis 2020, c’è un Suo redazionale secondo me più esplosivo di quel che penso ai più – dormienti – non appaia, ovvero “Centro e sua natura extraparlamentare”.

Nella memoria collettiva quest’ultima parola era iper utilizzata negli Anni ’70, e si riferiva al movimentismo e ad ogni cosa che nasceva o si sviluppava non solo fuori dalla rappresentanza istituzionale canonica, ma che anche si poneva in alternativa al parlamentarismo o comunque ad una politica che avesse solo le vie dei Partiti per essere legittima. (E io vengo da “Dio è morto” di Guccini, quindi lo so.)

Poiché i Suoi scritti, oltre al rigore documentale (cosa a cui personalmente tengo molto perché oggi si va avanti a prese di posizione personali ad oltranza), sono sempre denotati da un ‘creativo’ anticonformismo senza timori reverenziali, penso che lo ‘spazio extraparlamentare’ per ri-discutere di ‘centro’ rispetto non alla destra o alla sinistra bensì rispetto alla COMPLESSITÀ del nostro tempo possa essere davvero una novità.

Secondo me (ne parlavo tempo fa con Mons. Simoni) la concezione da ‘laboratorio avanzato a cielo aperto’ con cui Lei tratteggia questo lavoro ‘extraparlamentare’ costituisce una vera novità e una concreta possibilità di scavare con molta libertà, e senza brónci da ‘c’eravamo tanto amati’,  PER qualcosa di Nuovo. Per ‘Nuovo’ intendo che si distacca e diversifica, pur traendone origini, dai genitori di un tempo.

Trovo qualche altro coraggio nell’articolo di Provinciali quando non ha paura a ritirare fuori e riconoscere un lignaggio valoriale alle ideologie (usa proprio questa parola; parola che è stata ridotta in trent’anni a sole accezioni negative [e così il mercato ha potuto imperversare come l’antidoto che ce ne avrebbe liberati]).

Trovo inoltre corrispondenza in questo suo scritto/proposta con un bell’articolo – anche questo non ripreso da nessuno (tutto tace!…) – del 23 Ottobre u.s. di Lorenzo Dellai, “Non parliamo di partito dei cattolici: a noi interessa la scelta del nuovo popolarismo”. Lì c’è una sorta di diagramma di flusso del processo da apparecchiare prima di andare a rompersi la testa, ed a prenderci per i capelli tra di noi, su ‘partito sì-partito no” per quel soggetto fantascientifico che sono ‘i-cattolici-con-l’articolo’ (come li chiamo io), e che sono come l’araba fenice: che ci sia ognun lo dice, cosa sia nessun lo sa.

Se ci fosse a giro meno appestamento di pomposa retorica, moralismo saccente, vanagloria e mentalità da combattenti e reduci, forse potremmo meglio apprezzare la Sua notevole dritta di ieri con lo spazio ‘extraparlamentare’ per un ampio e non coartato brain storrming, in vista di una rifondazione comunitaria dell’istituzionalità condivisa, e il laboratorio prepolitico di Dellai. Che serve anche ad ingaggiare tanta volontà di impegno di molti giovani, che in un partito non entrerebbero, ma in un pre-politico di centro sì.

Fuori da questo coraggio sperimentale – ci si illude – le truppe non ci sono (Zamagni o non Zamagni).