Il futuro della RAI interessa anche chi non vive in Italia. La lettera dell’Associazione “ Svegliamoci Italici” a Carlo Fuortes.

Guarda il nostro Paese e ad alla RAI l’immensa platea dei 250 milioni di Italici sparsi per il mondo. “Noi nutriamo fiducia – spiegano i firmatari – sulla volontà e capacità di rilanciare la RAI e sappiamo che un italico per antonomasia come il Presidente Draghi è la miglior garanzia che questa attenzione ci sarà. 

Svegliamoci Italici

Le immagini del G20 di Roma diffuse nei cinque continenti segnalano un paradosso: quello di uno stato nazionale autorevole e rispettato per il suo ordinamento e per la capacità rappresentativa del suo popolo, ma forse più ancora ammirato in quanto portatore di un sentimento di gran lunga superiore e inclusivo rispetto alla statualità organizzata. Il sentimento che un fine intellettuale dalla lunga esperienza imprenditoriale e politica, Piero Bassetti, ha chiamato della italicità. Roma con la sua storia millenaria e la Nuvola come proiezione inventiva del presente, hanno reso plasticamente la dimensione di una civiltà capace di stupire l’umanità a ogni latitudine.

Nel mondo vivono 250 milioni di persone che hanno l’Italia nel cuore e si riconoscono nello straordinario mix di bellezze artistiche e naturali, tradizioni culturali, creatività industriale, food, fashion e design italiani. Parliamo di una comunità di sentimenti che va ben oltre i sessanta milioni di abitanti della penisola e i milioni di discendenti di italiani all’estero, e che comprende anche tutti coloro che, pur senza avere una goccia di sangue italiano, sono affascinati dal nostro Paese e hanno abbracciato i modelli e i valori di quell’Italian way of life diffuso e apprezzato nei cinque continenti.

L’appartenenza italica, intesa come favorevole predisposizione verso l’Italia, fondata non solo su esclusivi legami di cittadinanza/discendenza, è una risorsa preziosa e costituisce un soft power di fondamentale importanza nell’era della globalizzazione per il “sistema Italia”. Molti italici sono in posizioni apicali nelle istituzioni economico-politico-culturali dei propri Paesi, e costituiscono un grande patrimonio, da valorizzare e connettere. Le istituzioni e la politica italiane stanno scoprendo il soft power italico: un potere soffice, aggregante, non aggressivo e molto distante da pretese di neo-colonizzazione.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ne ha parlato in varie occasioni, riferendosi all’apprezzamento che l’Italia riscuote all’estero “per la sua straordinaria miscela di cultura, esperienze, gusto, natura e saperi”. Gli italici sono una civiltà il cui peso è molto superiore a quello degli italiani in senso stretto. Per riaffermare il ruolo geopolitico della civiltà italica nel mondo globalizzato, per contribuire alla crescita della sua autoconsapevolezza e identificazione, è nata la Italica Global Community. Il suo obiettivo è costruire un network di relazioni stabili con la grande e autorevole comunità degli italici nel mondo.

L’idea ampia di una comunità e di una civiltà italiche, fondate sulla condivisione di valori, interessi ed esperienze comuni, si deve – come detto – a Piero Bassetti, presidente dell’Associazione “Svegliamoci Italici”, protagonista di oltre mezzo secolo di vita economica e istituzionale del nostro Paese, intervenuto quattro anni fa al Palazzo di Vetro, a New York, per lanciare sotto l’egida dell’Onu la sfida degli italici: “Italics as a Global Commonwealth”.  

La scommessa piace al Presidente Mattarella: “Appare particolarmente centrato e moderno il richiamo al ‘Commonwealth’ che, nell’accezione riferita all’Italia e agli italiani, si stinge di ogni patina egemonica, per assumere il senso di una offerta globale dell’italianità/italicità come stile, come ingegno, come canone di buona vita, come valore umanistico”.

Il cantiere della Italica Global Community, la casa dei nuovi italici, è aperto, e il suo ispiratore Bassetti l’ha presentato di recente a Roma, nella sede della Stampa Estera. Un evento seguito in live-streaming da migliaia di italici, collegati dai cinque continenti. Ad illustrare il progetto due volti noti della Rai, Marco Frittella, conduttore del daily della prima rete “Unomattina”, e Monica Marangoni, per un triennio conduttrice del contenitore quotidiano “L’Italia con voi” su Rai Italia, il canale per l’estero del servizio pubblico. Il coinvolgimento dei due giornalisti ha voluto essere un chiaro incoraggiamento a prolungare la riflessione lungo l’asse strategico dell’informazione.

L’intuizione dell’italicità e degli italici ha potenzialità enormi, apparendo ormai non sufficiente la battaglia del made in Italy, perché circoscritta all’universo commerciale e limitata a fornire  sostegno economico ai prodotti italiani da esportare, spesso senza accertarne e certificarne l’effettiva provenienza, la qualità e i processi di lavorazione, e rinunciando così ad allargare il mercato globale di tutto ciò che il nostro Paese può offrire, grazie alla attrattività della propria civiltà bimillenaria.  

Il servizio pubblico radiotelevisivo, tuttora centrale per il “sistema Italia”, dovrebbe avvertire la caratura meta-politica dell’italicità, dichiaratamente non partitica, e accantonare timori reverenziali, o malintese neutralità, provando a intestarsela editorialmente come obiettivo culturale di crescita e rappresentazione del Paese, in tutte le sue componenti e orientamenti.

Non è sicuramente velleitario rivolgersi a Viale Mazzini con un appello che è una invocazione quasi disperata: la nuova governance metta subito mano allo stato di abbandono, dispersione e disorientamento dell’offerta radiotelevisiva per l’estero, negli anni recenti trascurata (il canale esistente) o annunciata invano come segnale di rinnovamento (il canale in inglese). 

E pensare che proprio sul tema della cultura italica, attraverso Rai Italia – erede della ventennale tradizione di Rai International – il servizio pubblico aveva avviato negli ultimi anni un approfondimento speciale e continuativo, anche con il contributo della nostra Associazione, con risultati molto apprezzati dai telespettatori sparsi in tutto il mondo. 

La Rai è da sempre uno dei principali presidi strategici del sistema culturale nazionale e oggi rappresenta il più rilevante giacimento culturale audiovisivo del nostro Paese, oltre che tra i primi in Europa e nel mondo. Il servizio pubblico radiotelevisivo è fondamentale per riaffermare il ruolo geopolitico della civiltà italica nel mondo globalizzato. Il nuovo piano industriale Rai prevede la creazione di dieci direzioni di genere e nei prossimi mesi verrà definito anche il ruolo strategico del servizio pubblico in base a ciò che sarà concordato con il Governo. Noi nutriamo fiducia sulla volontà e capacità di rilanciare la RAI e sappiamo che un italico per antonomasia come il Presidente Draghi è la miglior garanzia che questa attenzione ci sarà. 

Il Presidente Mattarella ha usato parole molto chiare nel Messaggio che lo scorso 9 novembre ha inviato in occasione della presentazione del Rapporto “Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes :  “La Comunità di italo-discendenti nel mondo viene stimata in circa ottanta milioni di persone, cui si aggiungono gli oltre sei milioni di cittadini italiani residenti all’estero. La portata umana, culturale e professionale di questa presenza è di valore inestimabile nell’ambito di quel soft-power che consente di collocare il nostro Paese tra quelli il cui modello di vita gode di maggiore attrazione e considerazione. Le “Reti” che animano e costituiscono questo valore di ITALICITA’ meritano riconoscimento e sostegno.”

Nel dare l’avvio alla costituzione della Italica Global Community  avevamo in mente questi milioni di cittadini ed anche gli altri milioni di persone sparse nel Pianeta, che pur non avendo legami di sangue e di origine, amano la cultura, l’arte, la lingua, il modo di vivere, la capacità di guardare al resto del mondo ed in particolare al Mediterraneo, insomma tutto ciò che costituisce la “civiltà italica”. La RAI non può certo disinteressarsene. 

Umbero Laurenti (Vice Presidente), 

Niccolò D’Aquino, Lanfranco Senn, Stefano Clima (componenti del Consiglio Direttivo)