IL GIOCO DELLE REGOLE. LA TRANSIZIONE INFINITA DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO.

 

Nella storia italiana abbiamo sperimentato quasi ogni sistema elettorale. Le prossime elezioni segnano forse il clamoroso fallimento del sogno maggioritario della “seconda” Repubblica.

Stralcio dell’articolo pubblicato sul sito della rivista “Vita e Pensiero”.

 

Damiano Palano

 

Per la seconda volta, il prossimo 25 settembre gli italiani voteranno con il cosiddetto “Rosatellum”, il sistema elettorale “misto” varato dalle Camere nel novembre 2017 dopo la bocciatura della riforma costituzionale promossa dal governo di Matteo Renzi. Non diversamente da quanto era accaduto in precedenza per la “legge Calderoli” (più nota come “Porcellum”), anche il sistema vigente non gode di una buona reputazione. Non pochi tra i partiti impegnati nella campagna elettorale hanno infatti avuto modo di biasimarne gli effetti distorcenti. E d’altronde la componente “maggioritaria” del “Rosatellum”, rappresentata dai collegi uninominali in cui è suddiviso il territorio nazionale, avrà un’influenza cruciale nel determinare gli esiti della consultazione.

 

La storia delle regole…

Le polemiche sulle “regole del gioco” non sono certo una novità di questa campagna. Si può anzi dire che ci abbiano accompagnato quasi costantemente negli ultimi trent’anni. L’Italia può d’altronde vantare il primato – forse non proprio invidiabile – di avere sperimentato quasi ogni sistema elettorale. Nel primo ventennio della storia unitaria, fino al 1882, fu adottato un sistema uninominale a doppio turno che prevedeva che nei 443 collegi si andasse al ballottaggio se nessuno dei candidati aveva ottenuto al primo turno almeno un terzo dei voti. Dal 1882 al 1892 fu introdotto un sistema a scrutinio di lista in collegi più ampi, in cui si assegnavano da due a cinque seggi. Nel 1892 fu adottato il maggioritario a doppio turno con scrutinio di lista. Nel 1913 fu notevolmente esteso il suffragio universale maschile e si introdussero i collegi uninominali. Nel 1919 si eliminarono le residue limitazioni al suffragio universale maschile e si adottò un sistema proporzionale con scrutinio di lista. Dopo la dittatura, oltre a raggiungere un pieno suffragio universale (femminile e maschile), si tornò a un sistema proporzionale quasi ‘puro’, che rimase in vigore fino alla fine della cosiddetta “Prima Repubblica” (con l’eccezione della correzione maggioritaria adottata nel 1953 ma subito accantonata). Per i quattro decenni successivi le “regole del gioco” non furono sostanzialmente toccate, mentre con la fine della cosiddetta “Prima Repubblica” iniziò un vero e proprio gioco delle regole, che non ha davvero paragoni con l’esperienza di altre democrazie consolidate.

 

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https://rivista.vitaepensiero.it//news-vp-plus-il-gioco-delle-regole-la-transizione-infinita-del-sistema-politico-italiano-5952.htm

 

 

Sull’onda della spinta referendaria, nel 1993 la “legge Mattarella” introdusse un sistema misto, che (con modalità differenti tra Camera e Senato) prevedeva che il 75% dei seggi fosse assegnato con un sistema maggioritario a turno unico in collegi uninominali, mentre per il restante 25% vigeva un sistema proporzionale. Nel dicembre 2005, la “legge Calderoli” reintrodusse un sistema proporzionale di lista (con soglie di sbarramento) e previde l’attribuzione di un premio di maggioranza per la coalizione che avesse ottenuto il maggior numero di suffragi. Dopo essere stata adottata per le elezioni del 2006, del 2008 e del 2013, la legge fu dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta, che modificò la norma eliminando il premio di maggioranza. Nella versione modificata, la legge non fu però mai utilizzata, perché venne sostituita dal cosiddetto “Italicum”, la norma promossa dal governo Renzi con cui – in relazione anche alla proposta di abolizione del Senato – si introduceva per la Camera un sistema proporzionale con un premio di maggioranza (pari al 55% dei seggi) alla coalizione che avesse ottenuto almeno il 40% dei voti, un eventuale ballottaggio (qualora al primo turno nessuna lista avesse superato il 40%) e una soglia di sbarramento al 3%. Nel 2017 la legge Rosato modificò ulteriormente il quadro, introducendo l’attuale sistema misto.