IL GOVERNO MUOVE I PRIMI PASSI E RITORNANO STORIE PASSATE. INVECE VA MESSA IN AGENDA LA  RIFORMA ELETTORALE.

 

La nuova maggioranza ha l’esigenza di segnare l’identità; ma l’identità che va ricercata per il Paese riguarda il grave stato di sofferenza della democrazia. Per questo una riforma elettorale s’impone, giacché è necessario ricomporre il tessuto sfilacciato della democrazia.

 

Mario Tassone

 

Con i primi provvedimenti, Il governo Meloni segna la volontà di discontinuità rispetto al passato. Ma di quale passato si tratti non è chiaro, considerato che nella precedente legislatura, a parte Fratelli d’Italia, le altre formazioni politiche, con le turnazioni tra il primo, il secondo governo Conte e poi di ”quasi” tutti della coalizione di Draghi, hanno assunto responsabilità di governo.

 

Ritornano le “storie” vissute nel primo Conte dei divieti di attraccare alle navi carichi di immigrati. Riemergono le problematiche sulla gestione dei flussi migratori e dei soccorsi a una umanità dolorante. E poi ancora la debolezza di pensare che l’aumento delle pene, come nel caso del decreto sulle manifestazioni non autorizzate (raves), possa essere risolutorio.

 

Comprendo che la nuova maggioranza ha l’esigenza di segnare l’identità; ma l’identità che va ricercata per il Paese riguarda il grave stato di sofferenza della democrazia. Per recuperare spazi democratici perduti, non sono utili provvedimenti “bandiera”, che possono pur esserci in situazioni di reali emergenze, ma dentro un disegno complessivo di crescita della società.

 

Tutto passa dalla famiglia, dalla scuola, dalla formazione, dall’’equità,  dall’equilibrio tra i poteri dello Stato, dal senso della responsabilità che va alimentato. Le stratificazioni sociali ossidate negano la partecipazione, la dialettica: oggi la cifra della libertà e della dignità non sono conquiste di progresso civile, ma “misure” fissate da chi ha il potere conquistato attraverso percorsi non limpidi di partecipazione democratica.

 

Il primo atto di questa maggioranza deve essere una nuova legge elettorale. Le insensatezze delle ultime elezioni con nominati, traslocati, pluricandidati, paracadutati sono la deflagrazione del buon senso, l’insulto alla storia del Paese, il naufragio dei principi costituzionali e lo smottamento delle basi su cui è nata la Repubblica. Quando i candidati al Parlamento non rappresentano il “loro” territorio e i cittadini, bensì satrapie disinvolte e arroganti, si è in piena crisi di valori.

 

L’on. Meloni ha la possibilità di imporre una discontinuità vera. Una legge elettorale che ricomponga il tessuto sfilacciato della democrazia. Ci vuole ordine eliminando strutture parassitarie di centri decisionali senza controllo, autorità autonome…dalle leggi e certe burocrazie, veri e propri fortilizi di rendite inespugnabili di potere. La sfida è per la libertà. Non lo slogan ripetuto ma una scelta di vita.  Si inizii con una nuova legge elettorale a restituire la sovranità al popolo attraverso la ritrovata centralità del Parlamento.

 

Bisogna operare da subito. Legge elettorale e riforme richiamate in campagna elettorale sono la misura vera della normalizzazione di una Nazione in cui la politica è virtuale da tempo.