Il Gruppo dei “Riformisti per davvero” lancia il Manifesto-Appello per la riforma elettorale in senso proporzionale.

Per iniziativa di alcuni intellettuali e studiosi vicini alla Fondazione Socialismo ed alla rivista Mondoperaio si è costituito nel corso dell’ultimo mese un Gruppo del tutto informale denominato “Riformisti per davvero”. Esso ha iniziato a confrontarsi sui maggiori temi politici del nostro tempo e ha elaborato una prima proposta di azione dedicata alla necessità e agli obietti di una riforma elettorale di tipo proporzionale da proporre e da far approvare dal Parlamento. Di seguito alleghiamo il testo con le firme dei proponenti.

L’elezione del Presidente della Repubblica ha messo a nudo un sistema che è ben lontano da quel bipolarismo che è stato vagheggiato come via alla nostra modernità politica. Siamo un paese frammentato, che se deve dividersi lungo una faglia bipolare finisce per cadere nella trappola della contrapposizione fra angeli e demoni, ovvero costruisce una cesura profonda che impedisce la legittimazione tanto del vincitore quanto del soccombente.

Il futuro non certo semplice che il nostro paese dovrà affrontare, e basterà avere riguardo al contesto sociale ed economico così come al panorama internazionale, richiede la costruzione di un sistema di rappresentanza che favorisca il reciproco riconoscimento delle componenti che formano il sistema politico nella sua complessità e la conseguente coesione del paese, pur nelle giuste dialettiche, impegnato in quella che da più parti è individuata come la seconda ricostruzione.

D’altra parte, una riforma del sistema elettorale è resa comunque urgente dal fatto che la riduzione dei membri della Camera (da 630 a 400) e del Senato (da 315 a 200), non solo produce un consistente effetto maggioritario, ma soprattutto lascia ampi territori e qualche piccola Regione senza rappresentanza. 

Per queste ragioni riteniamo che una legge elettorale di tipo proporzionale con soglia di sbarramento, oltre a correggere l’effetto maggioritario provocato dalla riduzione del numero dei rappresentanti, possa segnare il primo passo di un percorso di ristrutturazione del sistema dei partiti. 

Venute meno le speranze riposte nelle capacità trasformative del sistema di tipo maggioritario che presuppongono coesioni che al momento non sono disponibili, né che si vede come potrebbero essere costruite, sarà vantaggioso sottrarre il campo della competizione elettorale all’obbligo di creare artificialmente coalizioni assai poco omogenee e poco capaci di una solidale azione di governo. Del resto al momento non si vedono sulla scena personaggi con la forza per essere autentici federatori del loro campo, ma piuttosto primi attori in lotta fra loro per occupare le luci della ribalta.

Un sistema elettorale di tipo proporzionale, per esempio sul modello tedesco adattato alle nostre esigenze, consentirebbe alcuni risultati che libererebbero importanti energie sottraendo i cittadini alla scelta infausta fra l’accettare pedissequamente le scelte di candidati decisi per spartizione fra i capi della coalizione più vicina ai loro convincimenti e il rifugiarsi nell’astensione.

Una competizione molto aperta fra un numero contenuto di partiti (una significativa soglia di sbarramento è requisito necessario) li costringerebbe a valutare con attenzione la scelta delle candidature, perché l’elettore avrebbe la possibilità di orientarsi fra una pluralità di scelte. Ciò può significare che partiti meno legati ai ricatti del professionismo politico interno (incluso quello che finge di non esserlo) ricorreranno per competere con gli altri a candidature individuate nelle filiere di formazione delle classi dirigenti attive sul territorio portando ad una virtuosa apertura che colmi il solco fra la società civile e le oligarchie formatesi per partenogenesi. E ciò costringerà tutti a scendere su quel terreno se non vogliono essere abbandonati da una società che ha mostrato molta libertà nell’orientarsi a prescindere da antiche appartenenze ormai obsolete.

Non si tratta di esprimere una sfiducia qualunquistica verso le attuali classi politiche, ma di riconoscere che si sono in gran parte disseccati i canali di circolazione fra i corpi sociali intermedi e le pur inevitabili oligarchie politiche, che così finiscono per essere realtà chiuse anziché sedi in cui fluisce la vita sociale e politica come fu nei partiti storici nella loro fase migliore, e dunque aperte al ricambio e al confronto con lo svolgersi della storia.

Un sistema elettorale proporzionale favorisce poi il negoziato per la formazione del governo, che non significa per forza accordo sottobanco, compromesso al ribasso, e può invece tradursi in accordi di coalizione che, come insegna l’esempio tedesco, individuano in maniera compiuta gli obiettivi e le procedure per raggiungerli evitando poi continue tensioni e colpi di mano nel procedere del lavoro dell’esecutivo.

Per tutte le ragioni esposte, noi riteniamo che sia auspicabile l’apertura di un ampio confronto, scevro il più possibile di ideologismi, demagogie e furbizie tattiche, con il quale si giunga a dare al nostro Paese una buona legge elettorale di tipo proporzionale che rivitalizzi il circuito della rappresentanza politica e consenta quella operosa vita delle istituzioni democratiche così come venne progettata con grande spirito ricostruttivo dai nostri Padri Costituenti.

Gennaro Acquaviva

Nicola Antonetti

Luigi Bobba

Carlo Borgomeo

Fulvio Cammarano

Marco Cammelli

Luigi Capogrossi

Piero Craveri

Vito Gamberale 

Antonella Marsala

Oreste Massari

Mario Patrono

Luciano Pero

Cesare Pinelli

Paolo Pombeni

Mario Ricciardi

Giulio Sapelli

Beppe Vacca