Mario Nanni, una vita in Parlamento come cronista parlamentare  della Agenzia Ansa  ci ha deliziato con ricordi che in noi hanno suscitato altri ricordi. Attraverso i personaggi della Prima Repubblica Mario Nanni racconta il Parlamento che era e che non è più, così come i protagonisti coinvolti nella vita parlamentare e il mondo di allora. Lo fa attraverso aneddoti personali che diventano però momenti storici incancellabili. Ne viene fuori un senso di rammarico,  di disagio, di sofferenza  per la situazione attuale che ha finito per ferire, lacerare, indebolire la sede più alta della rappresentanza popolare. 

Cinquanta anni di vita parlamentare sono raccontati con scrittura agile da Mario Nanni che ha riversato  ricordi del suo cassetto della memoria.

C’è un invito, una esortazione ai giovani cronisti che si tuffano in questa professione a darsi un  metodo di lavoro ad un sacrificio ulteriore in difesa della “memoria” per non disperdere la conoscenza dei fatti che nella società liquida e nella velocità del progresso tecnologico rischiano di diventare una perdita irrecuperabile. Il passaggio dalla nota cartacea al post di fb non è senza conseguenze.

Oggi, attraverso le piattaforme tecnologiche di istituti di cultura o di Fondazioni,  noi ritroviamo le note stampa di Giulio Andreotti che aveva il metodo dell’archivio e del diario, consentendo di ricostruire il percorso dalla fase di elaborazione a quella della pubblicazione sui quotidiani del tempo. Oggi tutto  annega in un eccesso di comunicazione di difficile ricostruzione. Le note dei diversi leader politici erano poi più pensate, più accurate nella forma e nel linguaggio perché frutto di maggiore meditazione e di confronto. L’aspetto più preoccupante è il venire meno della figura centrale del cronista che in piena libertà elaborava la notizia dopo averla cercata e trovata dando spazio alle diverse opinioni,  consacrando una piena libertà di stampa che oggi appare compromessa da una verticalità che limita il confronto relegando la figura del cronista impossibilitato agli accertamenti doverosi dalla compressione dei movimenti interni al Palazzo. Nel periodo di Mario Nanni il cronista, con intelligenza e determinazione, poteva trovare la notizia. Oggi gli resta solo la condivisione. !

Mario Nanni affronta i  temi dell’antiparlamentarismo come fenomeno degenerativo più recente partendo dal qualunquismo di Giannini. Vengono ricordati i momenti del decisionismo craxiano che era sottostante alla idea di una grande riforma che portò alla abolizione del voto segreto per le leggi di spesa e a successivi processi di  delegificazione e semplificazione più di facciata che reali; così come la progressiva crisi nella selezione delle classi dirigenti, fino al ventennio del  giustizialismo.  Nanni riconosce la cristallina chiarezza e semplicità lessicale della Costituzione rispetto agli eccessi di tecnicismi, alle citazioni, ai rinvii come “catene di Sant’Antonio” che fanno perdere il filo al cittadino.

Lo fa attraverso episodi che riguardano grandi personaggi Craxi Spadolini Andreotti Berlinguer, De Mita, Cossiga, Violante, Leone, Togliatti, Tatarella, Almirante, Sciascia Pochetti,  Pecchioli,  Pertini,  Prodi,  Martelli,  Berlusconi,  Conte e tanti altri. Lo fa attraverso il Transatlantico il luogo politico per eccellenza, la Commissione di Inchiesta, perché le “vasche” consentono di farsi vedere, di dimostrare la tua amicizia il tuo interlocutore, l’argomento della conversazione che il cronista attento cercherà di sviluppare per trovare la “notizia”. Lo fa attraverso luoghi del potere come lo studio di Andreotti o lo studio di Moro in Via Savoia lontano dai Palazzi del Potere, la residenza di Craxi sia il Raphael che Hammamet. Lo fa attraverso episodi e vicende collegati ai delfini politici di De Martino, di Craxi, di Berlusconi,

Il libro di Nanni è una difesa del Parlamento nel suo decoro, nel suo linguaggio, nell’abbigliamento rispetto a quello d’oggi e dei nuovi  protagonisti. 

Le riflessioni di Nanni affrontano anche le fasi del passaggio dalla velina al retroscenismo e soprattutto un tema spinoso come la commistione tra comunicazione e informazione, due mondi che dovrebbero restante distinti e che invece rischiano di distorcere il sistema informativo, anche per i riflessi delle fonti di finanziamento dirette e indirette come i veicoli pubblicitari. La crisi della informazione è dimostrata dalle conferenze stampa senza domande, che sono la rappresentazione plastica della crisi e della progressiva disintermediazione informativa. 

La risposta di Nanni è di puntare ad una informazione di qualità. 

Il libro di Mario Nanni, sulla scia del precedente come “il curioso giornalista”, è una lezione di giornalismo con una etica del dovere cioè quella di dare notizie vere, verificate.