Il partito di Renzi non decolla. Ma nessuno smentisce il progetto

Agi.it

di P.Molinari e M.Bazzucchi

La prima opzione rimane quella delle urne. Tuttavia, il Partito democratico aspetta il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per vedere quali saranno le ipotesi di soluzione sul tavolo. Nicola Zingaretti, intanto, richiama il suo partito all’unità dopo lo ‘strappo’ di Matteo Renzi, con l’ipotesi di un governo a tempo Pd-M5s che faccia solo la manovra economica, e soprattutto l’annuncio del prossimo varo di Azione Civile, il movimento di stampo macroniano con il quale Matteo Renzi certificherebbe il suo addio al Pd, denominazione che viene intanto rivendicata dall’ex magistrato Antonio Ingroia.

Lo scenario di una scissione non è ancora stato smentito da nessuno, tanto che dalla maggioranza dem c’è chi definisce “grave” il silenzio dell’ex presidente del Consiglio su questo argomento: “È grave che nessuno di quella parte di minoranza renziana abbia ancora smentito la scissione annunciata oggi ai giornali e la nascita di un nuovo soggetto politico chiamato Azione Civile”. Ma dalla maggioranza Pd viene anche rimarcato lo scarso fascino che la exit strategy di Renzi sta esercitando su parlamentari, dirigenti e base del partito. Effetto dei richiami all’unità di Zingaretti, forse. Di fatto, “non c’è stata nemmeno una dichiarazione, un accenno, un ‘like’ su questa idea da parte di nessuno”. E anche fonti parlamentari di area renziana evitano l’argomento: “Oggi parliamo di calendario dei lavori d’Aula. Questi sono discorsi che vengono dopo”.

L’idea che si fa largo tra i parlamentari della maggioranza del partito che Renzi sia “isolato”, in questo momento, su almeno tre fronti: nel partito, perché la sua idea di uscire dal partito non sta ricevendo il consenso atteso; nei confronti delle altre forze politiche, perché l’idea di un governo ‘di scopo’ che metta insieme Pd, M5s e Forza Italia “non ha sortito altro effetto di ricompattare il centro destra” con i contatti ristabilititra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi; nella base, visti i commenti negativi che circolano in rete dopo l’intervista con cui Renzi “ha spostato la crisi dal governo all’interno del Pd”, per dirla con un parlamentare dem.

Su un possibile accordo con M5s per un governo di scopo, la linea, in attesa di novità, rimane quella dell’ultima direzione. In occasione di quell’appuntamento, è stata accolta la richiesta proveniente dai renziani e da Carlo Calenda di rifiutare qualsiasi dialogo con M5s. Certo, questo non si traduce in un “senza se e senza ma” ad un governo istituzionale (una nuova riunione della direzione potrebbe tenersi subito prima la discussione della mozione su Conte). Se il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ponesse i dem davanti alla possibilità di un governo di legislatura guidato da un’alta personalità, si valuterà nelle sedi opportune.

Ma la proposta di Matteo Renzi di un governo per fare la manovra e andare solo dopo ad elezioni sembra non fare presa all’interno del Partito Democratico, nemmeno nei gruppi parlamentari dove i renziani sono in maggioranza. In particolare, a non convincere è l’idea di accelerare verso la formazione di quel movimento, Azione Civile, che dovrebbe diventare una sorta di En Marche renziana. Da un primo calcolo, afferma un senatore dem, sarebbero con Renzi 17 senatori su 51.

Ingroia: “Il nome Azione Civile è mio”
Da “Azione civile” ad azione legale. Il nuovo partito di Matteo Renzi non è ancora nato (e non è dato sapere se nascerà) e all’orizzonte si preannuncia già un parto tumultuoso. Oltre alle conseguenze politiche che una scissione a destra dal Pd dell’ex-premier avrebbe sugli equilibri del centrosinistra, una “grana” di entità minore ma fastidiosa per il disegno della en marche italiana potrebbe essere rappresentata dall’ex-magistrato Antonio Ingroia, che ha fatto oggi sapere, con una nota durissima, di essere l’unico titolare del nome in questione.

“Azione civile”, infatti, è il nome del movimento fondato da Ingroia dopo “Rivoluzione civile”, sigla dismessa dopo il deludente risultato alle elezioni del 2013. Ingroia sostiene ora di aver registrato il nome e un simbolo, e che quindi non sarà possibile per Renzi utilizzarlo. “Tentano di scippare il nostro nome – si legge nel comunicato firmato appunto Azione civile, movimento politico fondato e presieduto da Antonio Ingroia – è una notizia che ci indigna e scandalizza. ‘Azione civile’ è un nome depositato davanti ad un notaio, e già presente in varie elezioni, il nostro. Renzi e i suoi ‘comitati’ – prosegue – tengano giù le mani dal nome del nostro movimento. Respingiamo sdegnati al mittente – conclude il comunicato – questo tentativo”. Per capire se quello che sostiene l’ex-pm, ora, bisognerà verificare se effettivamente nome e marchio risultano depositati.

“Confondi lucciole per lanterne, caro Ingroia. I circoli lanciati da Renzi si chiamano ‘Comitati di azione civile’. Da qui l’ipotetico nome di ‘azione civile’ oggi evocato da anticipazioni giornalistiche” replica il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, “del resto lungi da noi usare un’idea di Ingroia, per ragioni di tutela del nome e soprattutto scaramantiche”.