Gli avvenimenti drammatici avvenuti di recente negli USA impongono alcune riflessioni sul concetto di populismo usato ed abusato spesso anche nel nostro Paese.
Donald Trump, al pari di altri politici italiani, può essere definito politico populista.
Ma cosa vuol dire essere populista? Vi sono studi e pubblicazioni di vari autori a livello internazionale che hanno analizzato questo fenomeno così come si è manifestato nei vari Paesi.

Il primo sintomo del populismo è quando si riscontra come il delicato equilibrio tra democrazia e liberalismo si è eccessivamente spostato a favore del secondo.
Il populismo si identifica con la figura di un leader (leaderismo) ed ha bisogno di un elemento fondamentale: la demagogia, ossia un modo di agire politicamente che porta alla manipolazione interessata delle componenti sociali più ignoranti e meno fortunate.
Il demagogo usa un particolare espediente per attrarre l’uditorio: discorsi sempre inerenti a diritti reclamati dai più per accendere gli animi. Il segreto del suo successo sta nella capacità di dire ai cittadini quello che amano ascoltare.

Possiamo, dunque, definire la demagogia come arte di sedurre discorsivamente il popolo.
Ora, non è difficile immaginare come questo modo d’essere e di agire politicamente porti pian piano alla figura del condottiero (leader) a scapito della democrazia.
Il condottiero si preoccupa, più che di dimostrare, di affermare secondo le credenze e i convincimenti del proprio uditorio.

In Italia ne abbiamo visti a iosa, soprattutto tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: Bossi, Di Pietro, Berlusconi, e via via, Salvini, Grillo.
Il tratto saliente che accomuna tutti questi populisti è quello di considerare il popolo come un tutt’uno. E questo tratto porta ad una conclusione nemica della democrazia: l’inutilità dei corpi intermedi tra la società civile e lo Stato (sindacati, associazioni, partiti politici).
Quante volte abbiamo sentito Beppe Grillo dire che i sindacati sono inutili e vanno aboliti?
Ma dietro queste affermazioni vi è un preciso disegno politico: eliminare tutto un sistema di pesi e contrappesi che caratterizza un’autentica democrazia per instaurare un regime tirannico.

Ecco perché padre Bartolomeo Sorge ha scritto un libro dal significativo titolo “Perché il populismo fa male al popolo”, e individua l’antidoto al populismo nel popolarismo di matrice sturziana.

Allora, occorre ricercare le ragioni di un impegno politico democratico, onesto, solidale che sappia riconoscere nel popolo non un corpo unico indefinito, ma come l’insieme di associazioni libere aventi interessi diversi e il compito dell