Il rapporto alunno-docente: da crisi ad opportunità. Il punto di vista di “Comunità di Connessioni”.

Riportiamo un ampio stralcio del testo pubblicato nel Dossier di ottobre di Vita Pastorale, curato da Comunità di Connessioni. Come rendere la scuola un luogo attrattivo per le ragazze e i ragazzi? “Credo che un nuovo approccio –  sostiene l’autrice – possa e debba esistere, prendendo le forme del modello partecipativo”.

Assia Maria Sciolari

Nel passaggio da sfera familiare a dimensione pubblica, la scuola assume il ruolo essenziale di essere il primo spazio intermedio dove incontrare laltro e scoprire così i nostri limiti. Le fondamenta della relazione in società, del vivere insieme con responsabilità e cooperazione si costruiscono infatti proprio a scuola dove comprendiamo innanzitutto noi stessi: perché è proprio dalla presa di coscienza di chi siamo che possiamo capire cosa desideriamo portare nella società in cui viviamo. Il suo essere un ponte tra privato e pubblico rende però la scuola anche unistituzione fragile, indebolita sia dalle fratture che dividono la società che da quelle della famiglia, come dimostra la crisi innanzitutto relazionale che oggi sta attraversando la sfera educativa in Italia, in cui spesso oltre 600.000 giovani allanno abbandonano la scuola prima del diploma.

Tuttavia, è proprio nei periodi di crisi che si ha lopportunità di fermarsi ad osservare ed analizzare ciò che non funziona, con lobiettivo di progettare insieme il cambiamento. Per questo motivo, la speranza e la positività non devono abbandonarci alle difficoltà: perché solo attraverso una presa di coscienza collettiva di ciò che non funziona, è possibile trovare la forza che la società necessita per affrontare i cambiamenti sistemici di cui ha bisogno. In tal senso, è bene cercare di rispondere ad alcune domande che devono interrogare il sistema educativo: qual è il ruolo della scuola e dellinsegnante nella società? Come possiamo restituire alla scuola la sua capacità attrattiva e di forza catalizzatrice di energie e desideri per la società? Sono convinta che la risposta a queste domande si trovi nel modello relazionale che abita la scuola.

Vorrei quindi iniziare con lanalizzare il modello relazionale che oggi abita la scuola per poter poi delinearne uno nuovo, in grado di rispondere ai bisogni e alle necessità di questo periodo. Potremmo definire il modello relazionale maggiormente presente oggi nella scuola italiana, un modello cattedratico: dove i docenti insegnano e gli alunni apprendono in una relazione unidirezionale. Lobiettivo in questo modello è infatti lacquisizione delle cosiddette competenze di base” e, di conseguenza, le ragazze e i ragazzi sono valutati su quello che sono in grado di fare e su come lo fanno. Nella mia esperienza di insegnante allinterno della scuola, ho potuto constatare che questo modello è stato superato per tre motivi principali. Il primo motivo è legato ad internet: oggi reperire le informazioni è diventato estremamente facile. Basta avere un cellulare o un tablet per ottenere nel giro di pochi secondi tutte le informazioni che ci interessano, persino spiegate in maniera chiara e attendibile, come dimostrano siti di divulgazione come Wikipedia o, ancora, le video lezioni degli youtubers”, dove ragazzi appassionati di una materia decidono di mettere a disposizione le loro competenze in rete, rendendo le lezioni spesso molto più coinvolgenti e chiare di quelle che si svolgono tradizionalmente a scuola o in DAD.

Il secondo motivo è invece legato alla digitalizzazione: se prima la risoluzione di un esercizio o di una traduzione era fonte di soddisfazione e acquisizione di una competenza, che sarebbe tornata utile nella vita professionale, oggi esistono applicazioni digitali che risolvono problemi di matematica, fisica e che traducono gli antichi scritti in pochissimi secondi. Non è difficile comprendere quindi come, agli occhi dei più giovani, alcuni degli esercizi e delle nozioni che vengono insegnate a scuola sembrino una mera perdita di tempo.

Infine, la presenza massiva dei social network nella vita di tutti noi ha abituato i ragazzi ad esprimere sempre la propria opinione su qualsiasi tipo di argomento, anche quando non si possiedono le competenze specifiche che servono a vagliare ed orientare le opinioni verso la verità. Appare quindi chiaro come una scuola dove il flusso di informazioni è unidirezionale (docente verso studente), dove occorra prendere per buono ciò che linsegnante spiega senza poter mettere in discussione le conoscenze presentate, appaia poco coinvolgente alle nuove generazioni.

Quale può essere allora un modello alternativo che sia in grado di rispondere a questi cambiamenti, rendendo la scuola un luogo nuovamente attrattivo per le ragazze e i ragazzi? Credo che un nuovo approccio possa e debba esistere, prendendo le forme del modello partecipativo. In questo modello, lobiettivo è la crescita ontologica della ragazza e del ragazzo e non solo quella conoscitiva. Il docente viene considerato come un magister, un maestro e una guida che condivide con lallievo obiettivi comuni, fornendogli strumenti, ma soprattutto un metodo. Il magister non è più una figura di fronte, al di là dellalunno, ma si trova accanto per cercare di valorizzare quelli che sono i suoi punti di forza, donandogli soprattutto gli strumenti che gli permettano di prendere coscienza di sé. Quando poi si condividono obiettivi comuni si crea uno spirito di complicità, che porta gli alunni ad apprendere con molta più facilità e a superare limiti alle volte impensabili. Le materie in questa prospettiva diventano quindi strumenti e le diversità punti di forza e non più di debolezza.

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https://comunitadiconnessioni.org/editoriale/rapporto-alunno-docente/