La malattia da reflusso gastroesofageo, è una malattia di interesse gastroenterologico.

Si parla di reflusso quando esso causa sintomi (pirosi, rigurgito) o quando, con la gastroscopia, si evidenziano lesioni infiammatorie a carico dell’esofago (esofagite), o ulcere, o trasformazione metaplastica della mucosa (esofago di Barrett).

La diagnosi di reflusso gastroesofageo patologico si effettua con la ph-impedenziometria o ph-metria esofagea delle 24 ore che consente di differenziare i reflussi fisiologici da quelli patologici. In alcuni casi, anche reflussi “fisiologici” possono provocare sintomi (“esofago irritabile o ipersensibile”).

Per una diagnosi più coerente e certificabile soprattutto in casi di reflusso atipico, alcuni centri mettono a disposizione la Ph-metria con impedenziometria multicanale intraluminale, che permette di valutare se il refluito giunge fino in gola, in che entità ed in quale forma (liquido, gassoso o biliare).

Nel caso in cui si rilevino solo reflussi gastro-esofagei (solitamente si verificano entro i 120 minuti dal pasto), la manometria gastro-esofagea può definire la tonia del cardias.

Altri modi di indagine comprendono i test provocativi, il test di Bernstein, esami di radiologia, scintigrafia, istologia, endoscopia e manometria.

È utile inoltre ricercare la presenza dell’Helicobacter pylori a livello gastrico, per stabilire la condotta terapeutica più adeguata.

La terapia è solitamente basata su alcune norme igienico-dietetiche di base, e sull’assunzione (per periodi più o meno prolungati) di farmaci appartenenti alle classi degli inibitori di pompa protonica/IPP (che inibiscono notevolmente la produzione acida nello stomaco) e degli anti-H2 (in gran parte però soppiantati dai più moderni e potenti IPP); non è comprovata l’efficacia dei procinetici. Gli antiacidi e gli alginati sono usati al bisogno a fini di sollievo sintomatico.

Per quanto riguarda la terapia del reflusso in genere, si prescrive una modificazione della dieta e dello stile di vita (cessazione del fumo).