Il sacrificio di Moro.

 

Lo statista democristiano viene eleminato perché dilaga, negli anni ‘70, la lotta violenta contro l’ordinamento dello Stato. Il disegno sovvertitore mira al cuore del sistema e incrocia di necessità la presenza della Dc, cardine delle istituzioni democratiche. Il terrorismo, prima versione, è stato combattuto e vinto; ora alza nuovamente la testa, in modo più subdolo, un altro tipo di terrorismo. Contro cui bisogna combattere con eguale determinazione.

 

Mario Tassone

 

Il 9 maggio del 1978 la tragedia umana di Aldo Moro, cominciata il 16 marzo con la barbara esecuzione della scorta e il Suo sequestro, si concludeva. Iniziava la sofferenza del Paese che si era trovato impreparato, distratto a non cogliere nei molti assassini delle Brigate Rosse i segnali di un disegno destabilizzante, la cifra italiana della guerra fredda e della rivoluzione.

 

Quella rivoluzione mancata dopo la fine del secondo conflitto bellico anche se i granai erano pieni di armi e moltitudini di partigiani comunisti volevano “menar le mani” per imporre il sol dell’avvenire. Stalin era collocato in una icona luminosa come l’artefice principale della sconfitta del nazifascismo che si celebra proprio il 9 maggio (1945). Passò la linea di Togliatti, moderato per convenienza perché aveva visto e convissuto con gli orrori stalinisti, che indicava la conquista del potere da parte del fronte della sinistra con le elezioni. Il successo della Dc di De Gasperi nelle elezioni del 18 aprile del 1948 fece evaporare quel progetto incompatibile con le ritrovate libertà democratiche suggellate nella Carta Costituzionale.

 

Ma la lotta per sovvertire lo stato continuò sotto altre forme. L’attivismo della estrema sinistra, il suo organizzarsi nelle brigate rosse e in una miriade di altre formazioni si trasformava in lotta armata: il terrorismo. Vittime innocenti, magistrati, servitori dello stato, uomini di cultura furono eliminati. La guerra alle istituzioni democratiche, ai valori di libertà entrava in una fase acuta. Complicità diffuse domestiche ed estere sono state diverse di cui non si è voluto andare fino in fondo nell’accertare la verità. Solo riferimenti a brandelli di episodi, ad errori macroscopici che è arduo imputare a semplice indolenza e inadeguatezza.

 

Moro doveva essere eliminato perché la sua filosofia sterilizzava il comunismo, allargava l’area della democrazia e distruggeva un velleitarismo rivoluzionario mai estinto. Il ricordo dell’eccidio del 16 marzo e del 9 maggio del 1978 perseguita il Paese. Ha reso fragili le istituzioni democratiche, ha compresso l’area dei diritti, della democrazia e della libertà.

 

Lo vediamo in questi giorni nei molti fiancheggiatori di Putin, una complicità a una lunga scia di sangue in violazione della sovranità delle nazioni e dei diritti dei popoli. Si applaude alle aggressioni. Questa è una versione di terrorismo apparentemente incruento che sostiene la violenza. La formazione dei 5 stelle e dei sovranisti sono in testa in una lotta contro lo Stato e la scelta atlantica del Paese. Il terrorismo della prima fase, è stato sconfitto. Oggi bisogna sconfiggere un terrorismo di ritorno incruento ma violento. Bisogna contrapporsi a seminatori di odi, eversori per modestie di idee e di morale politica.

 

Prendiamo coscienza che ci sono tante risorse non utilizzate. Onoriamo il sacrificio di Moro e di tanti servitori dello Stato trovando volontà e forza per rimettere il Paese lungo una traiettoria in cui non latitano compostezza, razionalità e amore per la libertà!

 

 

[Il resto è tratto dalla pagina Fb dell’autore]