Il Paese ha bisogno di una figura che prenda in corsa il testimone di Mattarella e risponda alle ansie di un paese ancora provato – come tutti in Europa – dal dramma della pandemia. 

L’elezione del Presidente della Repubblica. Un appuntamento importante per l’intera nazione, perché il Presidente non è una figura rappresentativa, ma è diventato l’uomo – o la donna – del popolo italiano e gli italiani si aspettano qualcuno che non sia solamente importante per il prestigio della nazione all’estero, ma che sia una persona vicina a tutti, in grado di comprendere i bisogni di tutti e, se necessario, schierarsi dalla parte dei più deboli. Oggi il nostro paese ha bisogno di una figura così, che prenda in corsa il testimone di Mattarella, e risponda alle ansie di un paese ancora provato – come tutti in Europa – dal dramma interminabile della pandemia. 

Non so, però, se i partiti lo abbiano capito, perché in tutti questi mesi hanno nicchiato nelle loro cose, nei loro problemucci personali per poi di colpo svegliarsi ieri e pretendere di avere in mano la strategia per eleggere il presidente di tutti: la scheda bianca.

In queste ultime settimane siamo passati dalla folle attesa del sì di Berlusconi, con la sua candidatura improponibile, al no per la Casellati e a qualche altro nome ventilato indiscriminatamente, come se si dovesse eleggere il sindaco di un paesello, che pure si merita la sua dignità. E non serve spremersi il cervello per tirare fuori due o tre nomi “degni”, come ha detto ieri qualcuno tra un watsapp e l’altro in cerca di consensi. Forse bisogna ragionare su ciò che si ha e non su ipotesi inverosimili. E siamo d’accordo che a Mattarella non si può chiedere di più. 

E intanto, come ha fatto notare Tiziana Ferrario in un tweet di questa mattina, si sta surriscaldando il clima nella vicina Ucraina. Biden mobilita 8500 soldati, la NATO invia armi, e noi ci ritroviamo con 1009 elettori che giocano a votare scheda bianca. Qualcuno, giorni fa, diceva che bisogna prendere spunto dal Conclave per l’elezione del Presidente. Certamente andrebbe fatto come nel conclave di Viterbo del giugno 1279 quando i viterbesi chiusero i cardinali nel palazzo dei papi, riducendo loro le vivande per accelerare l’elezione papale. 

Oggi più che mai c’è bisogno di un maggiore senso di responsabilità. Non è questo che si aspettano gli italiani, la maggioranza dei quali vorrebbe finalmente andare a votare. Tutti attendiamo un nuovo Presidente, ma che non sia alle calende greche. L’Italia attende.