La Fondazione Ezio Tarantelli presenterà il prossimo 17 maggio, in un webinar che si svolgerà dalle 15.00 alle 18.30, il suo ultimo “working paper”, stavolta dedicato alla storia dei congressi della Cisl. Di seguito riportiamo il testo introduttivo del Vice Direttore, il quale ricorda con un filo di tristezza e commozione che il XIX congresso confederale si svolgerà in assenza di due grandi leader della Cisl, scomparsi negli ultimi anni: Pierre Carniti e Franco Marini. 

Se ci fosse un’agenda dedicata al consolidamento e allo sviluppo delle prassi di democrazia nel nostro Paese, il cammino organizzativo e politico che terminerà con il Congresso Nazionale della CISL dal 25 al 28 maggio prossimi, sarebbe da inserire tra i principali appuntamenti.

Migliaia di assemblee sui posti di lavoro, congressi di categoria e confederali nei territori e nelle regioni, congressi nazionali di categoria, che hanno messo al centro del dibattito il lavoro, le difficoltà sociali, i processi riorganizzativi delle imprese private, della Pubblica Amministrazione e della scuola, la formazione e la partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali, i temi della sostenibilità, dell’ambiente, dell’innovazione digitale e della sicurezza sui posti di lavoro,  sono un esercizio democratico di cui la nostra società, il mondo del lavoro e della produzione hanno bisogno. Tutto ciò inserito in particolare in un contesto, come quello attuale, fortemente caratterizzato dai riflessi che la pandemia ha determinato non soltanto sul piano economico e dalle “macerie” di una guerra, causata dall’aggressione della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina e alle porte dell’Unione Europea e del mondo libero.

Condividere la vita democratica di un’organizzazione, poter confrontarsi direttamente e sulle dinamiche associative e sui processi globali di trasformazione di un mondo in continua evoluzione, è la riproposizione costante della partecipazione quale strumento di protagonismo dei lavoratori iscritti alla CISL e alternativa a forme di confronto virtuale  e strillato, che purtroppo contraddistinguono troppo spesso il dibattito politico mediatico, come sottolinea nella sua comunicazione Massimo Mascini, direttore de Il Diario del Lavoro.

Tornare poi ad incontrare in presenza le persone che lavorano, dopo questi due anni di distanziamento dovuti alle misure di prevenzione dal Covid19 e non avendo comunque mai fatto mancare l’assistenza e la responsabilità della rappresentanza, assume anche un valore simbolico per un sindacato come la CISL, che è sempre entrata nel merito delle questioni sociali ed economiche aperte nel Paese, discutendo con i propri associati.

È la storia di una concezione che inizia con la fondazione stessa dell’Organizzazione nel 1950 e che incarna valori fondativi basati su autonomia, senso di appartenenza e identità del lavoratore in quanto tale e come soggetto attivo e protagonista nella società, così come riporta con la chiarezza dello studioso il Prof. Giuseppe Acocella nel suo articolo “..La «rivoluzione» innestata dalla Cisl nel sistema italiano era dunque riferibile anche alla individuazione dello Statuto non come atto di una sovranità limitata e derivata (dalla politica, come nella tradizione sindacale euro[]pea), ma originario e derivante dal libero associarsi dei lavoratori in una organizzazione autonoma ..”. Un lascito che il padre fondatore della CISL, Giulio Pastore, ribadisce nel progettare i contenuti dei primi congressi di Napoli (1951) e Roma (1955) ed evidenziato dal Prof. Andrea Ciampani “Proprio nel congiungere strettamente libertà associative (personale e collettiva) e natura confederale (responsabile e partecipativa), Pastore individuò la principale forza del sindacato, chiamato a farsi strada attraversando temperie politiche, fraintendimenti culturali, opposizioni ideologiche.

Un percorso di qualità accompagnato dall’attenzione alla formazione, quale elemento distintivo della CISL nel ribadire  la costruzione di un gruppo dirigente saldamente ancorato a questi elementi identitari, descritto bene dal Direttore del Centro Studi Francesco Scrima “La formazione dei dirigenti e dei quadri fu la chiave per affrontare la costruzione dell’identità del nuovo sindacato”.

La CISL ha pertanto assunto un ruolo di primo piano nelle dinamiche della società italiana ed è sempre stata ed è protagonista nei momenti decisivi della storia del Paese. Nelle interviste che pubblichiamo del Presidente del CENSIS De Rita, di Bruno Manghi, di Sergio D’Antoni e Giorgio Benvenuto, del Direttore dell’Ufficio Nazionale della CEI per i problemi sociali e del lavoro, Don Bruno Bignami, ritroviamo scanditi gli accadimenti e le coraggiose scelte sindacali e politiche (anche controcorrente) decise e percorse dai gruppi dirigenti dell’Organizzazione ai vari livelli, tra i lavoratori e nelle difficoltà del Paese.

Troviamo l’impronta caratteristica cislina nell’impostazione della cultura riformista italiana con chiare indicazioni programmatiche nella ricostruzione del Paese, nell’affermazione del primato della contrattazione e dello sviluppo del secondo livello negoziale, nell’attenta salvaguardia del mondo agricolo, nelle lotte per le rivendicazioni operaie di fine anni ’60 e inizio anni ’70, nel contrasto  all’inflazione con l’avvio del metodo concertativo negli anni ’80 e primi anni ’90, nelle riforme del Pubblico Impiego e della Sanità, nelle proposte sulle riduzioni dell’orario di lavoro, nella realizzazione della complementarità  in campo previdenziale e dell’assistenza sanitaria, nella gestione delle tutele dei lavoratori coinvolti nei processi di riorganizzazione e riassetto produttivo dell’industria, del terziario e dei servizi.

Un particolare riferimento va poi messo in evidenza al valore mostrato dalle donne e dagli uomini della CISL durante gli anni della “Notte della Repubblica” (cit Sergio Zavoli) con il presidio delle Istituzioni democratiche  nel periodo della “strategia della tensione” (strage di Piazza Fontana, il cosiddetto Golpe Borghese, gli attentati all’Italicus e la strage di Bologna) e nella lotta al terrorismo nella società e sui posti di lavoro (a partire dalla strage di Via Fani, dal rapimento e uccisione del Presidente Aldo Moro e del delegato Cgil Guido Rossa), pagando con il sacrificio di vite umane e con diversi episodi di intimidazione nei confronti di sindacalisti e studiosi vicini al Sindacato. Ricordiamo in particolare il sacrificio di Ezio Tarantelli, prestigioso economista sceso in campo con la CISL per innovare la proposta sindacale nel contrasto all’inflazione e per la crescita dell’occupazione, e poi quello di Massimo D’Antona e di Marco Biagi; intellettuali accomunati dall’idea di poter cambiare il mondo del lavoro attraverso provvedimenti innovativi.

Si celebrerà pertanto il XIX Congresso confederale nel solco di quanto seminato nella storia dell’Organizzazione e lo si farà affrontando i temi all’ordine del giorno del dibattito nazionale e globale. Saranno al centro delle attenzioni le tre transizioni centrali nel mondo in cambiamento: ecologico-ambientale, digitale e demografica. Tre macro argomenti che comportano e comporteranno riflessi determinanti nel mondo del lavoro, della produzione e nei rapporti sociali (nuove organizzazioni del lavoro, riconversioni produttive e professionali, un nuovo mercato del lavoro, nuovi modelli educativi e di istruzione, ruolo essenziale del primo e del secondo welfare) in un contesto sempre più interconnesso. La vocazione europeista e una visione complessiva del lavoro e dei cambiamenti della società favoriranno l’elaborazione delle strategie dell’organizzazione per i prossimi anni. Partire proprio dalla costruzione di un’Europa unita e maggiormente efficace sul piano sociale, così come mostrato in questi anni di lotta alla pandemia e con gli investimenti previsti dal programma NGEU e dagli altri profili di finanziamento, sarà per il sindacato un obiettivo fondamentale per affermare un nuovo protagonismo dei lavoratori; come afferma Emilio Gabaglio (ex segretario generale CES) “Nel corso del tempo i risultati ottenuti con il dialogo sociale non sempre sono stati all’altezza delle aspettative del movimento sindacale dipendendo dalle alterne vicende del processo d’integrazione europea ed anche dai rapporti di forza. È giusto tuttavia riconoscere che in nessun altro contesto internazionale il movimento sindacale gode di capacità di influenza e iniziativa comparabili e, ancora, che l’obiettivo   di rendere i lavoratori organizzati protagonisti della costruzione europea perseguito dalla CISL fin dagli inizi del suo impegno “europeista” dispone oggi attraverso il ruolo  della CES delle condizioni e degli strumenti per essere raggiunto”.

Su queste basi dovrà continuare anche il rapporto e il lavoro di aggregazione con le giovani generazioni, sulle quali la CISL dovrà concentrare le proprie attenzioni cercando di coglierne le istanze, cercando di offrire riposte, investendo in idee e risorse intellettuali. Molto opportuno quanto descritto da Nicoletta Merlo nel suo articolo, a proposito della relazione tra giovani e il sindacato  “Il tema del futuro è strettamente collegato alla gestione del cambiamento che, per essere realmente efficace, deve essere convincente ed inclusivo agli occhi dei giovani: se vogliamo un domani migliore è necessario creare una comunità aperta a nuovi soggetti e a nuove idee, occorre consentire alle giovani generazioni di poter emergere, di potersi mettere alla prova e di poter dare un contributo fattivo nella costruzione di quel futuro che proprio loro saranno chiamati ad abitare.”

Nelle tesi confederali in discussione per questo congresso, sono sottolineati due contenuti che saranno dirimenti nel “governo” delle transizioni sopraindicate: formazione e partecipazione. Saranno punti centrali all’ordine del giorno del confronto con le controparti e con le Istituzioni: nella gestione della “giusta transizione” non si potrà non garantire adeguati percorsi di riconversione professionale per generazioni di lavoratori, che rischierebbero di essere espulsi dai processi produttivi, come del resto non si potrà non tenere in considerazione il cambiamento sostanziale dei programmi scolastici in un mondo orientato alla sostenibilità e al graduale cambiamento del modello di sviluppo. Ettore Innocenti, giovane ricercatore e formatore della Fondazione Tarantelli e del Centro Studi CISL, nel suo contributo al Working Paper coglie bene l’essenza della posizione dell’organizzazione “Tra i temi di discussione del XIX Congresso della Cisl, desta interesse la concezione della formazione professionale continua non soltanto come investimento teso ad innalzare la produttività, ma anche come volano imprescindibile per aumentare il livello d’occupabilità all’interno dei mercati transizionali del lavoro.

Infine la CISL, nelle parole del Segretario generale Luigi Sbarra, ha ribadito più volte che non potrà essere più rinviabile una decisa partenza del confronto sull’applicazione dell’art. 46 della Costituzione, per avviare processi di coinvolgimento effettivo dei lavoratori nella gestione delle imprese. Il cambiamento presuppone anche queste scelte definitive; dovranno essere le controparti e le Istituzioni di governo e i dubbiosi nel movimento sindacale ad essere pronti a condividere un percorso, che dalla sua fondazione la nostra Organizzazione ha posto all’attenzione dell’agenda politica e delle relazioni sindacali. La CISL sarà ancora all’altezza di queste sfide, come la sua storia insegna e il Congresso dimostrerà di nuovo questa capacità elaborativa.

Chiudiamo con un ricordo; celebreremo il XIX Congresso confederale senza la presenza di due fra i più grandi protagonisti della storia della CISL, del movimento sindacale e della politica italiana: Pierre Carniti e Franco Marini. Un filo di tristezza accompagnerà i lavori dell’assemblea congressuale, ma siamo certi che saranno comunque idealmente presenti nei pensieri e nella quotidianità della proposte dell’Organizzazione.

 

Antonello Assogna

Coordinatore Redazione Working Paper – Fondazione Ezio Tarantelli