La mutazione genetica del Covid 19 annunciata dalle autorità sanitarie inglesi e dallo stesso premier Boris Johnson ha le sembianze del mostro di Londra – lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde di R.L. Stevenson – o del perfido Fagin nel romanzo distopico Oliver Twist di Charles Dickens: il male avvolto nel mistero dei suoi volti cangianti.  Non è strano che questo fenomeno scientifico avvenga a margine della campagna di vaccinazione annunciata e iniziata da ‘Bojo’, che ha battuto sul tempo l’Europa ma ha dovuto ammettere che la capitale britannica va dolorosamente ma immediatamente chiusa in lockdown come zona rossa. Non ci sono complotti: la potenza di trasformazione del virus esprime la forza della natura.

La mutazione genetica del virus che di fatto potrebbe dar luogo ad una sorta di pandemia collaterale a quella finora conosciuta è stata presa sul serio dai governi dei Paesi dell’U.E. e del mondo. Il Ministro Speranza ha emesso un’ordinanza di blocco dei voli e degli accessi dalla Gran Bretagna , mentre in Italia sono stati isolati i primi casi del virus 2.0. di provenienza inglese.

Una sorta di legge del contrappasso nei cfr. del Regno Unito che votando la Brexit aveva preso le distanze dall’Europa. Ciò che appare strano in questa vicenda è la questione della “mutazione genetica” del coronavirus: fattispecie nota alla scienza e già rilevata “ad abundantiam” ma della quale finora si è parlato poco. Eppure in occasione di due interviste rilasciate a Il Domani d’Italia,  il Prof. Arnaldo Benini – Emerito di Neurologia e Neurochirurgia all’Università di Zurigo –  rispettivamente in data 30 marzo e 9 dicembre 2020 aveva esplicitamente richiamato l’attenzione sui pericoli della mutazione genetica del virus: ne riportiamo i link affinchè dalla lettura diretta di quanto esposto dal Professore si possa evincere con quale chiarezza e lungimiranza egli aveva anticipato i termini della questione. Nella prima metteva in guardia sull’ipotesi mutazione: https://ildomaniditalia.eu/pandemia-covid-19-lumanita-impreparata-intervista-ad-arnaldo-benini/.

Riporto testualmente: L’immunologo milanese Albero Mantovani e molti altri specialisti in tutto il mondo ammoniscono che ogni previsione è prematura, cioè impossibile, perché non conosciamo ancora a sufficienza la biologia del nemico, del COVID-19. In gennaio l’Organizzazione mondiale della sanità avvertì che la pericolosità del COVID-19 era dovuta principalmente alla frequenza delle sue mutazioni, circa 30 volte più frequenti degli altri coronavirus. Il 28  febbraio si sono trovate 350 diverse sequenze geno-miche, il 9 marzo altre 50. Studi più recenti sembrano dimostrare che le mutazioni non sarebbero marcate, ma resta il fatto che il virus cambia”……”Come si può pensare che si tratti dello stesso agente patogeno? È più verosimile che si tratti di agenti  che mutano spesso. A Bergamo e Brescia si è verosimilmente selezionato un virus aggressivo, altrove è, fino ad ora, più benigno, ma può cambiare da un momento all’altro. La spiegazione più logica è quella delle casuali mutazioni genomiche del virus, la prima in senso aggressivo e poi benigno.  Le mutazioni rendono la protezione degli anticorpi temporanea. Per lo stesso motivo difficile e delicato è l’allestimento del vaccino: come allestirlo se il nemico cambia così spesso? Si ammonisce ora che un vaccino che agisca su una forma benigna potrebbe avere effetti negativi. Ce la faremo, con tante vittime, contando anche su una mutazione virale benigna”.

Nella seconda intervista  https://ildomaniditalia.eu/intervista-al-prof-arnaldo-benini-vaccino-il-vulnus-potrebbe-essere-la-mutazione-genetica-del-virus/, il Prof. Benini evidenziava la possibile correlazione tra mutazione del virus ed efficacia dei vaccini, esponendo valutazioni inquietanti. Anche qui testualmente: 

“Perché non se ne parli o se ne parli tanto poco, non riesco a capirlo, quando il problema delle mutazioni dell’antigene è fondamentale.  Circa la garanzia dell’efficacia del vaccino,  il giornale Tages Anzeiger di Zurigo il 28 novembre e l’Agenzia Reuters qualche giorno prima hanno dato risalto ad un evento senza precedenti: le società che producono vaccini li vendono esclusivamente agli Stati che s’impegnano ad assumersi la responsabilità di effetti collaterali e complicazioni. Le società non assumono rischi. I rischi sono degli Stati, i guadagni delle società.  La cosa è particolarmente  urtante, ha scritto un esperto di economia sanitaria, per il fatto che le società che producono vaccini ricevono massicci sussidi dagli Stati.  Anche di questo  si tace.  Non si può dire con sufficiente certezza che cosa ci si può aspettare dai vaccini.”

Il mondo della scienza è dunque consapevole della delicatezza della questione ma – salvo rare eccezioni – il dibattito tra virologi e immunologi non sembra aver posto la centralità di questo tema.

Le opinioni esposte dal Prof. Benini non sono quelle di opinionisti generalisti che dibattono il tema virus-vaccini nei talk show televisivi da cui siamo quotidianamente informati.

Ma visto ciò che accade a Londra e potrebbe ripetersi altrove sarebbe utile, anzi necessario che la scienza – che merita piena fiducia – chiarisse i termini della questione, affinchè i cittadini ne siano informati e i politici possano assumere decisioni adeguate.