In cammino. L’Italia, come tutta Europa, è alle prese con il desiderio di normalità e la fatica di nuove imprese.  

Gioverebbe al Paese, nel quadro post-pandemico, che i partiti si determinassero a chiedere a Draghi di continuare il suo servizio fino al 2026. Meglio reservare la sua figura per l’Europa dove potrà sostenere, meglio che al Quirinale, gli sforzi per implementare il programma di resilienza.

In cammino o in marcia (più inquietante) tante persone in questo periodo: per il clima, contro il green pass, per le pensioni, contro i licenziamenti.

E’ un mese autunnale per la politica: una tavolozza di sfumature fra le forze politiche presenti in Parlamento.

Il cammino del Paese attraverso il PNRRmira al futuro con la modernizzazione insieme alla transizione ecologica nell’accompagnarne le diverse fasi.

Anche sulla scena internazionale abbiamo avuto colori chiaroscuri. Il nostro Paese col governo Draghi ha ottenuto risultati con la chiara e decisa presidenza del G20; anche a Cop26 ha dato un contributo straordinario nel mettere a nudo la inaccettabile ignavia nell’affrontare la questione delle migrazioni di popoli che fuggono da guerre, violenze, fame, freddo…Tuttavia, soprattutto, i giovani attivisti hanno, invece, protestato perché non hanno riconosciuto i passi avanti. Difficile accordare oltre 190 Stati, dalle piccolissime isole che rischiano di scomparire dalle mappe geografiche fino ai colossi Cina, India, Russia, Usa. Solo le democrazie occidentali sono in grado di sottoscrivere gli impegni! Draghi, sia pure in video, ha ottenuto di far dialogare Xi Jinping e Biden perché la pace del mondo è fondata sulla loro possibilità di cooperazione, certo con la grande zavorra della questione diritti civili e decarbonizzazione. 

L’Italia ha ottenuto grande considerazione e per il futuro della Unione è importante l’amicizia del nostro presidente del consiglio con Macron, Merkel e Sanchez. L’Europa mediterranea ha un compito improbo ma irrinunciabile di far proseguire il cammino verso la definitiva Unione. Le difficoltà alle nostre frontiere non devono far recedere ma aumentare gli sforzi, accanto a Von Der Leyen che non accetta i ricatti di Polonia e Ungheria e pretende il rispetto dei trattati. La storia ci ha consegnato tragiche lezioni ogni volta che i patti sono stati stracciati.

È importante che i cittadini siano convinti di quanto è indispensabile per il futuro sicuro essere uniti. La pandemia l’ha chiaramente dimostrato: ivirus non conoscono confini, come anche i risultati della ricerca. Di conseguenza si è costituita una regia europea che vede un comitato misto di ministri della salute e dell’economia. L’Europa della salute ha preso consistenza e si vedranno i risultati.

Purtroppo non è una corsa ma una lenta marcia quella che, sogniamo, possa condurre agli Stati Uniti d’Europa, una grande Patria delle nostre Patrie. Al contrario sembra una corsa quella verso il colle del Quirinale. Ma non interessa gli Italiani. È incredibile come i partiti stiano perdendo tempo, intasando tutte le pagine dei giornali, triturando nomi e proposte. Non è una priorità dei cittadini che sono alle prese con le molteplici incertezze che COVID-19 non cessa di suscitare: i movimenti, il lavoro, i rincari dei beni di consumo, la riforma pensionistica.

Non sembra credibile che il popolo italiano non sia dotato di una regola stabile e definitiva sul regime dei pensionamenti. Come pure non conoscono una legge elettorale stabile e definitiva e debbano adeguarsi, ad ogni tornata elettorale, a nuove regole. Sempre meno adatte a risvegliare l’interesse degli elettori. È un peccato, ma sta capitando, che si incrocino tutti i percorsi con le loro scadenze – elezione del Capo dello Stato, elezioni politiche, riforme- e le attuali forze politiche sembrano faticare nel riconoscerne le priorità. Enrico Letta ha avanzato una proposta ragionevole e ‘politica’: un passo alla volta, con confronto serrato sulle priorità del Paese e quando sarà ora, in gennaio, sulla scelta del Presidente della Repubblica.

È tempo di smettere di presentare nomi. È mancanza di rispetto per gli interessati, come prefigurare condizioni che non potranno essere realistiche perché contrarie alla Costituzione. Almeno a questa “Bibbia civile“, come la definiva Ciampi, si deve massimo rispetto e, soprattutto, quando si tratti di scegliere una persona che dovrà esserne il massimo custode. In realtà, se ben osserviamo, il Parlamento alla stretta finale non ha mai sbagliato nel scegliere il Capo dello Stato.

Per ora sono state abbastanza rispettate le donne, anche se da molte parti si auspica una ascesa femminile al Colle.

Repubblica anni fa lanciò una intensa campagna “Bonino for Presidente” e siamo ancora là…Il passo delle forze politiche in questi mesi è segnato dalla capacità di Draghi di procedere secondo una tempistica del governo “che non è quella delle campagne elettorali”. Ancora una volta conviene il detto “lo statista pensa alle nuove generazioni, il politico alla prossima campagna elettorale”.mNext generation EU è occasione e strumento per riprendere la strada che possa risvegliare l’interesse dei cittadini verso la politica e nei confrontidella Europa. Questa è considerata meno ‘matrigna’ con la dote di finanziamenti immessi nella nostra ‘ripresa resilienza’. Tocca alla dirigenza politica rendere efficace e produttiva questa stagione mai, contemporaneamente, così ricca di opportunità ma anche segnata dalle preoccupazioni che la pandemia continua a distribuire a piene mani. Il governo Draghi, formato per affrontare entrambe le crisi – sanitaria ed economica – scavalla con la fine della legislatura, auspicabilmente nel 2023, la durata del PNRR che scade nel 2026. 

Potremmo fare un sogno? Chissà con quale legge elettorale voteremo il prossimo parlamento; è chiaro che sarà il frutto di una improvvida riduzione dei parlamentari, votata senza che siano seguite le altre necessarie riforme per un ordinato funzionamento della istituzione che rappresenta la sovranità del popolo. I parlamentari che hanno tagliato le poltrone non avevano riflettuto sul loro destino? Comunque avremo assemblee costrette a maggioranze parlamentari che potrebbero prescindere dalle obbligate alleanze elettorali, esplicite o implicite che siano. Gioverebbe al Paese -“prima gli Italiani”- che i partiti si determinassero a chiedere a Draghi di continuare il suo servizio fino al 2026 (preserviamolo per l’Europa dove potrà sostenere, meglio che al Quirinale, gli sforzi del Paese per implementare il programma di resilienza). Gli Italiani potrebbero apprezzare la ‘saggezza‘ dei partiti e ricostruire un po’ di fiducia in loro. Realizzato qualche successo, le forze politiche potranno accreditarselo e ricominciare le loro corse per riconquistare il consenso. È un sogno esagerato augurarmi una ripresa della reputazione dei partiti e della passione civile? Vorrei augurarci che i giovani possano essere davvero garanzia per un futuro liberato dalle paure e animato dalla speranza.