Ascoltare la dichiarazione di Conte sulla scelta per il ballottaggio del Comune di Roma, francamente, riesce ancora a stupire anche chi segue e partecipa al dibattito politico da molti anni.

 

Ho sentito l’ex Premier Conte l’altra sera pronunciare una frase. Dunque, se ho ben capito, il nuovo capo dei 5 stelle vota – come da copione – Gualtieri a Roma al ballottaggio ma a ”titolo personale”. Sempre se ho ben capito. E sin qui tutto normale, come ovvio. Ma la novità è un’altra. Semprechè sia vero quello che ha detto. E cioè, il nuovo capo del partito lascia libertà agli iscritti, elettori, simpatizzanti e uditori di quel partito di fare ciò che vogliono a Roma. Tutto legittimo, per carità.

Certo, pensando alla mia piccola esperienza politica, sarebbe come se Carlo Donat-Cattin ad un celebre congresso della Dc del febbraio del 1980 avesse detto suppergiù: io scrivo il “preambolo”, lo presento al congresso, chiedo di approvarlo a tutto il partito ma lo faccio a titolo personale. E quindi la mia corrente, la sinistra sociale dc di Forze Nuove, può fare ciò che vuole. Oppure, per essere più vicini all’attualità, si potrebbe anche verificare il caso che un segretario di partito del campo di centro sinistra dice, suppergiù: io voto il centro sinistra nel mio collegio uninominale ma lo faccio a titolo personale. Gli iscritti, i simpatizzanti e gli elettori del mio partito facciano quel che vogliono.

Ora, che la sbornia populista e qualunquista iniziata molti anni con l’irruzione del grillismo abbia prodotto il “nulla della politica”, per dirla con Martinazzoli, è fuor di dubbio. Che il populismo abbia alimentato e rilanciato in grande stile il trasformismo politico e l’opportunismo parlamentare non è una opinione personale o collettiva ma un dato di fatto. Ma ascoltare la dichiarazione di Conte sulla scelta per il ballottaggio del Comune di Roma, francamente, riesce ancora a stupire anche chi segue e partecipa al dibattito politico da molti anni.

Ma questi, di grazia, non erano quelli che i cantori del cambiamento e dell’eterno rinnovamento – e la lista dei nomi e cognomi sarebbe semplicemente sterminata….- individuavano come gli unici capaci di ci introdurre quelle categorie che la “vecchia politica” interpretata dalla vituperata “casta” aveva cancellato dall’orizzonte politico italiano? Ma questi non erano quelli che avrebbero ricreato un nuovo modo d’essere in politica, cancellato la vecchia classe dirigente, azzerato i vecchi e corrotti partiti, declinato un nuovo linguaggio e, soprattutto, interpretato in modo nuovo e trasparente i i bisogni e le istanze della masse popolari? Dov’è finito tutto ciò di fronte a questi arzigogolati ragionamenti?

Comunque sia, anche se la cosa non mi riguarda e non ci riguarda affatto, un consiglio lo potremmo dare: per evitare di continuare a rinnegare radicalmente e grottescamente tutto ciò che i 5 stelle hanno detto, scritto, urlato, teorizzato e predicato per oltre 15 anni proponendo una finta e un po’ goffa conversione improvvisa e collettiva del partito, ritorni al più presto Grillo, il vero “guru” nonchè fondatore di quel partito. O l’”elevato” per usare la celebre definizione. Se non altro faceva anche ridere. Almeno per chi ama quel tipo di comicità.