Per circostanze misteriose, come spesso avviene nella storia dell’umanità, la Svizzera si candida a rappresentare l’epicentro della discussione sulle strategie anti Covid.

Come da noi segnalato, un finanziamento cospicuo di 5 milioni di franchi svizzeri erogato dalla Fondazione Botnar ha messo in condizione la Scuola politecnica federale di Losanna ((EPFL) di avviare rapidamente uno studio sull’utilizzo delle tecnologie idonee a contrastare, con il tracciamento dei casi di contagio, gli effetti incontrollabili della propagazione del virus.

Gli scienziati dell’EPFL si sono divisi in due scuole di pensiero: una a favore e l’altra contro la centralizzazione dei dati, entrambe ipotizzando l’uso di bluetooth.

Alle due scuole corrispondono due consorzi di aziende, istituzioni ed esperti, per la precisione il PEPP-PT (Pan European Privacy Preserving Proximity Tracing), quello a cui aderisce la società (Bending Spoons) scelta dall’Italia per lo sfruttamento a titolo gratuito della licenza d’uso del software anti contagio, e il DP-3T (Decentralized privacy-preserving proximity tracing) che l’EPFL considera a questo punto più vicino alle sue indicazioni prevalenti.

Jean-Pierre Hubaux, docente all’EPFL e membro del consorzio DP-3T, nel servizio televisivo (vedi link) ne spiega il funzionamento con particolare riguardo alla privacy. “Malati e contagiati conosceranno gli uni degli altri solo dagli pseudonimi. Non c’è nessuna geolocalizzazione e i dati vengono registrati solo sui telefonini”. A questa formula s’indirazzano Google e Apple in ragione di una filosofia aziendale tesa a garantire il profilo di grandi player del mercato rispettosi della tutela dei dati individuali.

Dunque, il problema politico è che l’Italia ha sposato la soluzione alternativa, quella della centralizzazione, senza aver con ciò chiarito le motivazioni della scelta, tanto in ordine alle procedure adottate, quanto in ordine alle concrete cautele individuate. Sta di fatto che la chiusura di Google e Apple rende implausibile o meglio impraticabile l’effettivo funzionamento dell’App.

La conferenza stampa, tenuta ancora questa mattina, ha dato spunto al commissario Arcuri di ribadire l’impegno delle autorità al rispetto della privacy. Tutto il resto rimane sullo sfondo, come se le perplessità emerse finora non mettano a nudo aspetti poco lusinghieri della vicenda.

Dispiace notare come nel turbinio delle osservazioni si trascuri il richiamo a una più alta funzione della politica e delle istituzioni, anche per un sano patriottismo a tutela – se non è scandalo dirlo – delle molte eccellenze scientifiche e tecnologiche dell’Italia.

 

 

 

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