Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo l’articolo uscito ieri sulle pagine dell’Osservatore Romano. Franco Miano è il presidente dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain. È in programma, da parte dell’Istituto, un convegno nella seconda metà dell’anno su “L’uomo e lo Stato”, una delle opere fondamentali del pensatore francese. In America uscì nel 1951, quindi ricorrono adesso i settant’anni dalla prima edizione.

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L’Uomo e lo Stato si presenta come un’importante opera di sintesi del periodo americano di Jacques Maritain ed è essenziale per comprendere la sua filosofia politica e i grandi temi da essa proposti : il rapporto tra cristianesimo e democrazia, il significato dei diritti e del diritto naturale, il valore dello Stato democratico, l’intrinseca socialità dell’uomo, il nesso tra dimensioni teoretiche e principi pratici volti a favorire forme di accordo e cooperazione, il significato di parole come comunità e società, il rapporto tra il popolo e lo Stato, tra la Chiesa e lo Stato. Temi ancora oggi aperti che Maritain elabora, nel difficile periodo tra le due guerre mondiali e nell’immediato secondo dopoguerra, con taglio profondamente innovativo. Non si tratta di interessi casuali del pensatore francese ma dell’articolazione di due pilastri teorici fondamentali del suo pensiero : la persona e il bene comune.

La ricchezza della trattazione fa subito pensare a quanto le riflessioni maritainiane siano state importanti nel panorama culturale europeo e mondiale e a come esse esprimano non il semplice contributo di un pur grande filosofo ma una serie di temi, istanze, questioni divenute patrimonio culturale condiviso. Vengono alla mente anche i dialoghi che Maritain ha saputo intrecciare nel tempo con le figure più diverse di credenti e non, figure del mondo dell’arte, della cultura, della politica.

É in questo contesto che va sicuramente ricordata l’amicizia tra Jacques Maritain e Emmanuel Mounier, che ben esprime l’unico grande orizzonte del pensiero personalista ma anche le sue articolate prospettive e la peculiarità dei suoi diversi protagonisti. Un’amicizia consolidatasi attraverso la partecipazione di Mounier, sin dal 1928, agli incontri a casa dei Maritain a Meudon insieme a tante altre importanti pensatori di differenti competenze e sensibilità e attraverso il sostegno dato da Maritain a Mounier nella fondazione della rivista Esprit, pur mantenendo la propria indipendenza rispetto a tale esperienza e raccomandando l’indipendenza della rivista relativamente alle vicende politiche del tempo. E si potrebbe continuare perché il rapporto Maritain-Mounier, se letto senza semplificazioni, visioni parziali e luoghi comuni, rappresenta una vicenda interessantissima sotto il profilo storico-culturale ma ancor più uno spazio di ricerca, fecondo per il tempo in cui vissero e ancora molto produttivo oggi, al di là di ovvi aspetti caduchi.

Certamente l’ispirazione di Maritain trova nel pensiero classico e nel tomismo in particolare la sua fonte, mentre il pensiero di Mounier si avvale di motivi agostiniani, spiritualistici e in una certa accezione anche esistenzialistici. E questa rappresenta una indubbia diversità di fondo. Tuttavia i motivi di vicinanza e di affinità tra i due pensatori sono notevoli trovando nell’idea di persona “un fondamentale criterio di giudizio per prese di posizioni e programmi di impegno” caratterizzati specie in senso etico-politico (Rigobello).

In questo senso la rilettura dell’Uomo e lo Stato costituisce un’occasione propizia per ripensare il pensiero di Maritain e, si potrebbe dire, per ripensare in controluce anche quello di Mounier scomparso un anno prima della pubblicazione del volume maritainiano ma ben a conoscenza delle sue tesi portanti già espresse in precedenti opere e conferenze.

Credo sarebbe veramente importante oggi riprendere e confrontare la concezione della democrazia in Mounier e in Maritain non solo per cogliere distanze e convergenze tra loro, ma per mettere in luce tanti aspetti della loro riflessione ancora oggi decisivi e reciprocamente fecondantesi, una visione naturalmente lontana da ogni forma di totalitarismo, ma anche con accenti critici verso aspetti delle democrazie liberali e verso forme di astratto egualitarismo nel tentativo di proporre invece una democrazia in senso personalista.

Tale visione personalista, pur richiamandosi a tutta la tradizione democratica e conservandone gli elementi più validi, intende tuttavia sottolineare con più forza l’idea di autorità come servizio e il superamento di un’idea solo formale di democrazia a favore di una visione sostanziale ed effettiva fondata su un senso nuovo di partecipazione, di corresponsabilità e di decentramento, un senso nuovo di democrazia anche dal punto di vista economico.

Ciò significa ripensare le nozioni di popolo e di Stato, di comunità e di società e la loro interrelazione con l’idea stessa di diritti dell’uomo, significa riscoprire inoltre l’importanza di percorsi comuni a partire dalla ricerca di un accordo tra gli spiriti, dalla ricerca di relazioni fraterne, dall’impegno per la pace sempre congiunto alla tensione verso la verità. Maritain e Mounier possono aiutarci a rilanciare  quel primato dello spirituale di cui entrambi sono testimoni e di cui oggi abbiamo particolarmente bisogno non per abbandonare il temporale ma al contrario perché nel tempo si renda presente l’eterno. Non c’è pace, non c’è progresso politico e sociale senza una dimensione spirituale, senza intendere il ruolo costante dello spirituale per la vita delle persone e della società. Lo spirituale non può risolvere problemi di ordine temporale riguardanti il campo delle scelte degli uomini, degli stati, dei rapporti sociali ed economici. Ma può offrire chiavi diverse di lettura della storia e promuovere percorsi alternativi e impensati di soluzione dei problemi, percorsi nuovi che il semplice dato temporale non può riuscire a vedere.

Maritain e Mounier, in un tempo completamente diverso rispetto al loro e agli anni della pubblicazione di L’uomo e lo Stato, continuano a proporci in questa direzione prospettive di particolare profondità e acutezza.