In un breve comunicato, diffuso nel pomeriggio di ieri,  la Conferenza episcopale ha dato indicazione a tutte le diocesi e parrocchie d’Italia affinché si provveda a sospendere le funzioni liturgiche, dalle messe ai funerali.

“L’accoglienza del Decreto – si legge nella nota – è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica”. 

Nei giorni scorsi era stato oggetto di dibattito il primo accenno alle misure restrittive adottate, nella zona rossa e dintorni, dalle autorità ecclesiastiche. In particolare, dubbi erano stati sollevati dal fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi. A giustificazione delle perplessità, aveva fatto appello alla condotta della Chiesa in altre analoghe vicende nel corso dei secoli passati.

In particolare, Riccardi aveva scritto su “La Stampa” del 29 febbraio: “Non voglio rammentare Carlo Borromeo, nel 1576-77, il tempo della peste a Milano (epidemia ben più grave del coronavirus e combattuta allora a mani nude): questi visitava i malati, pregava con il popolo e fece scalzo una folta processione per la fine del flagello. Di certo la preghiera comune in chiesa alimenta speranza e solidarietà. Si sa come motivazioni, forti e spirituali, aiutino a resistere alla malattia: è esperienza comune”.

Evidentemente l’acuirsi del pericolo da contagio, con la crescita dei decessi nelle ultime ore, ha spinto la Chiesa a superare le titubanze e a schierarsi dalla parte del “rigore”.