Mi trovo in profonda sintonia con la riflessione dell’amico Gero Grassi. Quando la politica, l’analisi, il confronto di idee sono espunti dai partiti, i partiti semplicemente risultano inutili agli occhi dei cittadini. Ma attenzione, tale constatazione non è populismo. È l’esatto contrario. La classe media, soprattutto, dimostra un grande interesse a capire e a partecipare perché intuisce che in questa fase così difficile è in gioco la sua stessa sopravvivenza, ma l’intero sistema dei partiti non prova neanche più a intercettare tale esigenza.

Dunque, la sfiducia dei cittadini nei partiti sembra divenuta peggiore che nel 2018, quando prevalse un voto di protesta, punitivo per le forze caratterizzate da una più solida cultura di governo. Adesso tale sfiducia si è estesa in equal misura alle forze di maggioranza e a quelle di opposizione. Sempre più persone avvertono l’inadeguatezza dell’attuale dirigenza politica e che, se il Paese nonostante tutto tiene, è solo perché la sua guida è saldamente in mano alle due personalità che siedono al Quirinale, il “nostro” Mattarella, e a Palazzo Chigi.

Solo Giuseppe Conte, se saprà proporsi come federatore di una vasta area democratica, sociale e popolare potrà venire incontro a questa enorme domanda di politica che sale dalla società italiana e che non trova più alcuna credibile forma di rappresentanza nei partiti attuali.

Può darsi che le vicende internazionali, più ancora delle crisi economica e sanitaria, finiscano per terremotare nel prossimi mesi gli equilibri della politica italiana, e l’area politica che si sta costruendo attorno a Conte, sembra essere quella più attrezzata per navigare nella tempesta.