La cultura della mediazione è ancora attuale? Bisogna fare i conti con il muro ideologico di una democrazia a senso unico.

Il pluralismo viene predicato a parole, ma rinnegato nei fatti. Anche la tolleranza è unidirezionale. Non può essere questa una condizione accettevole per i cattolici democratici: in gioco è il futuro della democrazia.

Il pluralismo viene predicato a parole, ma rinnegato nei fatti. Anche la tolleranza è unidirezionale. Non può essere questa una condizione accettevole per i cattolici democratici: in gioco è il futuro della democrazia.

C’è poco da fare, alla fine o affrontiamo la questione dei reali termini in cui si pone lesercizio della cultura della mediazione nel contesto attuale, o altrimenti occorre arrivare a constatare il rischio, come fa Giorgio Merlo, riferendosi alla legge Zan, che la ricerca di un confronto viene interpretato quasi come un attentato alla dialettica politica, marginalizzando così la nostra area politica. Credo che il dibattito intorno a quella legge costituisca un caso emblematico.

Per venire subito al dunque: un conto è discutere con gente che è convinta che in Italia vada fermata una sistematica discriminazione verso i gay e verso masse di giovani e giovanissimi che avrebbero come loro massima aspirazione quella del cambio di sesso. In questo caso si ragiona con pazienza, si guardano le statistiche (quanti casi di violenza o di richiesta di avviare la transizione di genere, ecc.) e si vara un provvedimento commisurato al fenomeno in modo che chi ha sollevato il problema possa sentirsi rassicurato, senza limitare la libertà, e tenendo conto dellentità, di chi la pensa diversamente e comunque sempre nellalveo dei diritti costituzionalmente riconosciuti a ciascuno in quanto persona.

Un altro conto, invece, è dover sbattere contro il muro dellideologia, contro una pressione culturale e mediatica a senso unico, fatta di cliché sedicenti politicamente corretti. In questo caso i dati reali non contano più. Perché se lobiettivo è quello di coinvolgere le istituzioni nella incentivazione di comportamenti omosessuali, nel promuovere la teoria gender e nellincoraggiare a livello di massa percorsi e trattamenti di transizione sessuale, fin dalla più tenera età, allora i dati perdono qualunque rilevanza.

Conta solo lobiettivo, chi lo nega tendenzialmente non è degno neanche di rispetto, è oscurantista e nemico del sistema, come nelle dittature.

Non facciamoci illusioni, al di là della buona fede dei singoli interlocutori, il contesto in cui ci tocca operare è il secondo, quello del muro ideologico, in cui spesso la buona fede dei singoli interlocutori finisce per essere usata per scopi definiti a un livello superiore, che sembrerebbe aver decretato la cancellazione del modello di società libera, minimamente giusta sul piano sociale e fondata sullinderogabile riconoscimento della sacralità della persona umana, che si è imposto in Occidente e non solo, in risposta ai totalitarismi del Novecento.

Se non si prende atto del mutato contesto, temo che la nostra azione risulterà inefficace, a prescindere dalle forme organizzative scelte. Un dato che, a mio avviso, Merlo coglie assai bene: “È ovvio – scrive – che la cultura della mediazionein un quadro del genere non abbia diritto di cittadinanza. Il tutto aggravato da una voglia, persin violenta (almeno a livello verbale) di delegittimare definitivamente ed irreversibilmente lavversario politico in qualsiasi modo e con qualsiasi strumento.

Seppur con qualche distinguo la stessa musica si sente quando si parla di ambiente, debito, salute, tecnologia, difesa, etc.: obiettivi predeterminati, dibattito a senso unico, meglio sarebbe dire narrazione unica ottenuta a costo di grossolane semplificazioni, agli antipodi della cultura del dialogo. Possiamo parlare di censura se non di vera e propria criminalizzazione dei punti di vista differenti, a meno che non siano autorizzati o sdoganati dallalto, ovvero dagli ambienti che esercitano ai più alti livelli un potere sottratto,per non dire usurpato, al controllo democratico e alle istituzioni preposte.

Essere consapevoli della peculiarità e criticità dellattuale contesto: questo mi parrebbe il punto da cui partire per impostare un credibile percorso basato sul rilancio della cultura della mediazione, efficace, capace di inserirsi con caparbietà nellagone politico, se non ci si vuole perdere solo in unoperazione nostalgica, velleitaria e anacronistica per palese inadeguatezza a riconoscere le caratteristiche dei reali interlocutori attuali.