“Il nuovo padrone non dice più: tu penserai come me o morirai; dice: sei libero di non pensare come me; la tua vita, i tuoi beni, tutto ti resta; ma da questo giorno tu sei uno straniero tra di noi!”. Alexis de Tocqueville, La democrazia in America, 1840.

Come può esserci democrazia (governo del popolo) senza partiti capaci di rappresentare i valori, le idee, i bisogni e le aspirazioni dei cittadini? Come può definirsi compiuta una democrazia liberale e una repubblica parlamentare, se non ha partiti democratici e contendibili? I nostri padri costituenti risposero a questi quesiti dando vita all’articolo 49 della nostra costituzione: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Se tutto viene deciso dai “capi”, degli attuali pseudo-partiti, vuol dire che non stiamo attuando l’articolo citato. Ci sono “partiti” che non fanno tesseramento, non svolgono congressi locali e nazionali, non discutono la linea politica nelle direzioni, tutto viene deciso dai capi e dai loro amici fedeli. Perché partecipare attivamente alla vita politica? Se come semplice cittadino, so già che le mie idee non incideranno mai sulla linea politica del “partito”, perché dovrei “perdere” il mio “prezioso” tempo libero?

Ancora più grave è la mancata attuazione dell’articolo 48 della Costituzione: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Se il mio voto vale “meno”, perché non “eguale” ai voti espressi per le finte coalizioni, come può essere “libero”? Se non posso esprimere la mia “preferenza” per un candidato, come può essere “libero”? Come può essere “libero” se il “capo” ha deciso le liste bloccate o i collegi uninominali? Come posso esercitare il mio diritto di voto che l’articolo citato definisce “dovere civico”?

Per riformare la Politica dovremmo avere tre primi obiettivi: proporzionale, preferenze e legge sulla democrazia nei partiti. Come “Forum al Centro”, in collaborazione con altri gruppi e associazioni, siamo impegnati da tre anni nel chiedere che questi tre obiettivi vengano attuati e continueremo a farlo finché il parlamento non approverà tali leggi.

Senza veri partiti democratici e contendibili non può esserci partecipazione attiva, senza partecipazione non può esserci vera democrazia.

Per veri partiti, non intendo una fedele copia delle strutture organizzative del ‘900, ma penso a strutture agili, che grazie al digitale possano rendere fattibili gli articoli della costituzione che ho citato. Nella mia precedente e modesta esperienza partitica, ho compreso bene cosa vuol dire essere un ventenne di provincia, lontano da Roma. Il digitale può accorciare tali distanze, se non ha il retropensiero della manipolazione populista. Può essere la leva della vera partecipazione popolare, non per la democrazia diretta, ma per contribuire attivamente alle scelte democratiche.

Vorrei scegliere io il partito, la classe dirigente e il parlamentare, perché non sono e mai sarò “lo straniero tra voi”.