La democrazia futura secondo Beppe Grillo

Grillo ha esposto queste tesi in videoconferenza con il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli

Pareva azzardata nella sua deduzione -all’esito del voto referendario- l’ipotesi adombrata dal Direttore Vittorio Feltri: se il popolo sovrano si è espresso per la riduzione dei parlamentari, ebbene quali ostacoli potrebbero frapporsi ad una applicazione a tempi brevi e in questa legislatura di tale pronunciamento che ha raccolto il 70% dei consensi? L’ipotesi sembra impraticabile per più di una ragione, di merito e di opportunità, ma se la coerenza tra il voto parlamentare e quello dei cittadini coincide in modo così netto, dovrebbe dar seguito ad una altrettanto coerente applicazione di questa larga e netta volontà.

Ma lo scioglimento delle Camere in piena pandemia, con un governo tutto sommato rafforzato dal voto e un premier di fatto senza alternative non pare essere stato neppure preso in considerazione: così chi ha votato e fatto votare per il taglio resta al suo posto fino a fine mandato. ‘Maiora premunt’,  direbbero i latini : ci sono cose più importanti da definire, come l’utilizzo del Recovery fund (209 miliardi concessi in prestito dall’UE e ben 675 miliardi di richieste avanzate dai singoli dicasteri), la lunga rincorsa verso l’elezione del Presidente della Repubblica, il vincolo del doppio mandato in casa grillina (che dal combinato disposto con la decurtazione dei seggi  lascerebbe a casa – oltre l’esito delle prossime elezioni politiche in se’-  la maggior parte degli attuali parlamentari, ivi compresi i capi, gli aspiranti capi, e gli ipotetici componenti del direttorio, naturalmente dopo i ventilati Stati generali). Una chiamata immediata al voto politico manderebbe con ogni probabilità gambe all’aria reddito di cittadinanza, percettori e navigator, senza contare che per la regola non scritta (ma praticata da tutti) dello spoil system ci sarebbe un terremoto ai vertici di INPS, RAI, Enti pubblici, nei consigli di amministrazione delle aziende a partecipazione statale, negli staff dei Ministeri, ivi compresi i capi dipartimento, i direttori generali e i rispettivi portavoce e portaborse. 

Quindi sembra assodato che tutto resterà come sta, fino al 2023, salvo inciampi di percorso.

Un tempo vigeva la prassi dei due forni, ora subentra quella dei due tempi: il voto subito e gli esiti tra tre anni. Il ragionamento di Feltri non farebbe una grinza sul piano sostanziale ma è addirittura improponibile a legislatura in corso. 

Ci pensa ora Beppe Grillo ad avanzare una ipotesi ancora più radicale, come conseguenza dell’esito del voto. Se la deriva è un alleggerimento dello Stato e una ‘diminutio’ del Parlamento (in una Repubblica parlamentare, si badi bene, non Presidenziale come in Francia o Federale come in Germania) meglio puntare dritti sull’abolizione graduale delle due Camere  fino alla loro scomparsa:  organi istituzionali che secondo Grillo non servirebbero più in quanto non sono più sostenibili le ragioni di una democrazia rappresentativa quanto invece – in un futuro tutto da scrivere e pieno di incognite paradossali e nebulose che si addensano sulla Storia – lo sarebbero quelle di una democrazia definita “diretta”.

Il che potrebbe voler dire abolire l’organo legislativo ed approvare le leggi con una consultazione on line, di volta in volta,  del popolo attraverso il web e la partecipazione virtuale: si voterebbe forse  da casa, se si vuole, usando il proprio PC. Sfugge a questo ragionamento la più elementare logica che postula istituzioni certe e consolidate, con procedure visibili e trasparenti: la quantità dei consensi sarebbe fluttuante e la qualità della rappresentanza popolare legata a parametri svincolati da ogni controllo sul merito, la competenza e la responsabilità, i tre pilastri su cui si fonda una democrazia partecipata.

Grillo ha esposto queste tesi in videoconferenza con il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli: non riesco a immaginare i contenuti dell’interlocuzione, osservo che l’Europa a volte va abolita altre viene usata come cassa di risonanza.

Neppure George Orwell e Aldous Huxley avrebbero immaginato di scrivere uno scenario distopico e squadernato di questo tipo. Aggiungendo, come ciliegina sulla torta, che verrebbero probabilmente abolite anche le elezioni: i rappresentanti del popolo sarebbero chiamati per “sorteggio”, al massimo sarebbero concessi dei bacini di pescaggio dei fortunati e improvvisati “onorevoli volanti”, tipo le corporazioni sociali di infausta memoria, per rappresentare tutto il popolo sovrano.

Ora è tutto chiaro: il Parlamento andava scardinato come una scatola di tonno, poi ridotto nel numero dei suoi componenti, in futuro potrà essere abolito per il semplice fatto che non servirebbe più a niente.

Chi comanderebbe? Chi approverebbe le leggi? Esisterà ancora la magistratura – per completare il trittico di Montesquieu – o ciascuno si farà giustizia da se’? Questi sono solo marginali,  flebili e sommessi quesiti ai quali Grillo dovrebbe rispondere.