Il fenomeno della globalizzazione ha contribuito a scardinare dalle fondamenta il concetto di democrazia sociale, cioè del protagonismo politico delle classi meno abbienti che si riconoscevano in passato sia nelle posizioni della sinistra storica, ma anche in quelle componenti democristiane meglio conosciute come sinistra sociale e sinistra politica.

Il discorso è ampio e non può essere scisso dall’attuale congiuntura politica che vede la destra sempre più rafforzarsi, a danno proprio delle sinistre.

Si dice spesso che la fine delle ideologie ha contribuito anche a rendere labili le varie posizioni politiche, un tempo contrapposte ed antagoniste nella conquista del consenso e, quindi, del potere.

Quest’ultima constatazione è ancor più vera se si guarda non solo alle varie realtà politiche dei Paesi europei, ma soprattutto all’Italia dove, sin dalla nascita della prima Repubblica, prese consistenza e si affermò in maniera progressiva una posizione di centro che aveva come motivo di fondo l’affermazione e la realizzazione di una democrazia politica e sociale che era antagonista alle posizioni radicali di destra e di sinistra.

Se si analizzano attentamente i vari passaggi politici avvenuti negli anni della prima Repubblica in Italia, si constata come l’affermazione della democrazia (intesa nella sua accezione etimologica di governo del popolo) si è venuta via via realizzando sulla base di alleanze che si spostavano man mano verso sinistra (pur avendo il centro democristiano una funzione essenziale di guida del processo democratico), perché l’obbiettivo era tutto in funzione del principio di allargamento della base democratica dello Stato.

In questo quadro, non era un caso se la DC aveva chiuso (soprattutto per merito della sinistra interna che si affermava sempre più all’interno del Partito), a partire dalla metà degli anni Sessanta, ogni possibilità di collaborazione con una destra che era prettamente totalitaria e nostalgica, rivolgendo invece lo sguardo a quello che avveniva a sinistra (soprattutto nel Partito Comunista che ad opera di Berlinguer avviava la propria revisione critica di impostazioni ideologiche che si erano realizzate soprattutto nell’Unione Sovietica) perché era lì, cioè in un confronto tra forze politiche popolari, che si giocava il futuro della democrazia italiana e la realizzazione di riforme sociali che guardavano sempre più alle posizioni ed alle condizioni dei meno abbienti, in antitesi proprio a quel liberismo che, certo, non era estraneo ad alcuni ambienti democristiani.

Erano gli anni in cui Aldo Moro, con la sua lucida visione politica, affermava che la democrazia italiana era una “democrazia difficile” per la impossibilità di realizzare quell’alternanza al potere che avrebbe consentito all’Italia di arrivare a quella “democrazia compiuta” per la concreta realizzazione della completa integrazione delle masse popolari nella vita dello Stato repubblicano nato dalla Resistenza.

Il tramonto delle ideologie, dovuto soprattutto al crollo del muro di Berlino e del regime comunista nell’ex Unione Sovietica, se da un lato ha aperto una nuova fase della vita politica, con la revisione critica dell’intero sistema dei Partiti del Novecento e con la democratizzazione delle posizioni più significative della sinistra e della destra che oggi  possono legittimamente alternarsi alla guida del Paese; dall’altro ha aperto in Italia un profondo dilemma legato sia all’intreccio spesso perverso tra economia e politica, sia una sorta di ingovernabilità politica.

Certo, la crisi economica e poi sanitaria apre oggi molteplici interrogativi sul futuro della stessa umanità, ma appare sempre più, anche al cittadino comune, che questa politica, questo sistema di partiti risultano essere inadeguati ed incapaci nel saper affrontare i problemi e nel saper ridisegnare un nuovo modello di società con il quale bisognerà ben presto fare i conti.

I moniti di Papa Francesco su questo versante sono illuminanti, ma rischiano di cadere nel vuoto se la classe politica non sarà rinnovata sulla base dei valori della competenza e dell’onestà.