Liliana Ocmin: La differenza che fa la differenza, il contributo delle donne alla pace e alla sicurezza

Proprio un recente studio dell’ONU afferma che i conflitti hanno ricadute differenti su donne e ragazze

Articolo che appare sull’edizione odierna di “Conquiste del lavoro” a firma di Liliana Ocmin

E’ ormai un dato consolidato che le donne rappresentino uno strumento fondamentale per la promozione della pace e della sicurezza nel mondo. Se nel 1993 erano solo l’1%  della componente civile nelle missioni militari e civili di peace-keeping, negli ultimi anni hanno raggiunto cifre che si aggirano intorno al 29% nelle missioni internazionali e al 17% in quelle di ordine nazionale. Questo grazie anche alla Risoluzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite n. 1325/2000 su “Donne, pace e sicurezza”, primo Documento che parla esplicitamente del valore aggiunto delle donne per la risoluzione dei conflitti riprendendo e valorizzando gli impegni assunti con la Convenzione ONU per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (Cedaw) del 1985.

Proprio un recente studio dell’ONU afferma che i conflitti hanno ricadute differenti su donne e ragazze e quindi la presenza di una figura femminile, specie nell’immediata fase susseguente alla fine degli stessi, diventa indispensabile per avvicinare la popolazione civile e le donne che sovente durante le ostilità sperimentano sulla propria pelle stupri di massa e reati di natura sessuale come “armi di guerra”. Inoltre, donne e ragazze molte volte risultano loro stesse delle combattenti per cui hanno necessità di assistenza più specifica e personalizzata per incanalarsi in efficaci percorsi di reinserimento sociale. E’ stato dimostrato poi come le donne siano molto importanti nell’ambito dei processi di pace all’interno delle proprie comunità e nazioni grazie alla loro sensibilità, alla loro cosiddetta “intelligenza emozionale” e al loro alto grado di empatia. La nascita del movimento pacifista femminile Women Wage Peace, fondato da donne israeliane e palestinesi nel 2014, ne è la riprova. Negli ultimi anni ha coinvolto decine di migliaia di donne ebree e musulmane che hanno dato vita alla grande Marcia per la pace per sensibilizzare l’opinione pubblica e i capi di governo israeliani e palestinesi per porre fine alle loro endemiche ostilità ancora, purtroppo, segnate da sangue e morte.

Ecco perché l’obiettivo delle Nazioni Unite è quello di aumentare entro il 2020 la percentuale di donne impiegate sia nel personale militare che in quello civile delle missioni di pace, elemento fondamentale per una conclusione positiva delle operazioni di peace-keeping. Occorre, pertanto, favorire e incoraggiare una maggiore partecipazione delle donne eliminando il più possibile quegli ostacoli che si ripresentano puntualmente in ogni contesto, i problemi di conciliazione famiglia-lavoro ad esempio, oppure il gap salariale che le scoraggia ad intraprendere una carriera nell’ambito delle missioni di pace. Anche l’Italia è impegnata in questa direzione, sia in ambito nazionale che internazionale, per prevenire e contrastare la violenza contro le donne e promuovere la loro partecipazione ai processi decisionali per mettere fine a conflitti e violenze, in particolare quelle basate sul genere.

Prendono parte a questo impegno anche diverse realtà della società civile, compresa la Cisl che, in collaborazione con il Coordinamento nazionale donne, ha dato vita a specifiche piattaforme e campagne per tutelare i diritti fondamentali delle donne. La diffusione della “Piattaforma Cisl sulla prevenzione della violenza sulle donne e i minori” e la Campagna permanente contro le Mutilazioni Genitali Femminili “MGF – Mutilazioni Giunte alla Fine” sono solo alcuni esempi, oltre al contributo portato nelle diverse sedi istituzionali tra cui quella del Ministero degli Affari Esteri in attuazione del Piano d’Azione Nazionale su “Donne, pace e sicurezza”, giunto alla sua terza edizione, che eroga specifici contributi per la realizzazione degli interventi/obiettivi contenuti proprio nella Risoluzione ONU 1325: riconoscere il ruolo fondamentale delle donne nella prevenzione e risoluzione dei conflitti, prevedere una maggiore partecipazione nei processi di mantenimento della pace e della sicurezza nazionale, adottare una “prospettiva di genere” e formare il personale sui diritti delle donne.

A tal proposito, segnaliamo  che è in corso l’erogazione dei finanziamenti 2019 a cui possono accedere, previa richiesta e presentazione di progetti, entro la scadenza del prossimo 31 maggio, Organismi internazionali, Stati esteri, Enti e soggetti pubblici e privati italiani e stranieri, incluse Organizzazioni non governative (ONG), Organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS), Associazioni, Fondazioni e Istituti. Una maniera concreta per contribuire tutti, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, alla costruzione della pace e della sicurezza puntando sulla valorizzazione di quelle differenze che fanno la differenza.