La fase 2

Dal 4 maggio l’Italia si suddivide in 20 regioni. Ciascuno di noi, potrà nei limiti consentiti circolare esclusivamente nei confini regionali.

L’animo umano vorrebbe che tutto si risolvesse d’incanto. La natura è così. Chi di noi non immagina una pronta liberazione da questo danno? E tutti inseguono il sogno, credendo che si possa immediatamente attuare. Non si vuole alcun fardello da portare sulle spalle. Ma non è così. Questi due mesi che stanno dietro noi, peseranno a lungo.

Sia sotto il profilo economico, che dal punto di vista sanitario. Le imprese soffriranno come non mai a dare nuova benzina ai propri motori; il virus non farà le valige per andarsene. Dobbiamo saper mantenere presente questa spiacevole condizione.

Non solo, bisogna anche saperci convivere. Ogni qualvolta ci poniamo di fronte qualche problema attinente all’attuale presente e al prossimo futuro, buona regola sarebbe mantenere uno spirito d’attenzione che non liquidi facilmente quel gravame pregresso.

Abbiamo tutti ascoltato la conferenza stampa di Conte. Una conferenza stampa è sempre e solo una conferenza stampa. Non potrà assolutamente soddisfare la curiosità, tanto di chi è ben disposto, quanto di chi alimenta qualche contrarietà.

Dovremmo leggere con molta attenzione i Decreti, ma a tal proposito è già utilissimo il servizio offerto dai resoconti giornalistici. Gli specchietti a tutta pagina illustrano a dovere tanto i limiti quanto le novità e i diritti riacquisiti e ciascuno da oggi saprà come comportarsi dal 4 maggio in poi.

Possiamo dire di essere soddisfatti? No! Vorremmo sempre scaricare gl’impedimenti. Ogni giorno siamo con la massima disponibilità ad ascoltare notizie favorevoli sul fronte dei contagi e dei guariti, ma come tutti quanti voi sapete, le notizie favorevoli giungono con il contagocce.

Siamo quindi martellati da due forti esigenze: la prima intende impedire qualsiasi ricaduta verso la malattia – sarebbe un tracollo sotto tutti i profili -; dall’altro, desiderosi di far ricominciare la vita produttiva in tutti i settori. Dalle fabbriche, ai ristoranti ai teatri alle funzioni religione, ai convegni politici, ai parrucchieri, insomma all’intero mondo.

Pertanto, viviamo una contraddizione quasi insanabile, perché le due speranze non armonizzano certo a dovere. Se dessimo ascolto all’ultima citata, potremmo cadere nel peccato mortale; seguissimo solo l’andamento della prima, paralizzeremo l’intera vicenda economico. Per questo, è nostro compito saper tenere a bada entrambe, senza trascurare alcuna di queste.

Dal 4 maggio l’Italia si suddivide in 20 regioni. Ciascuno di noi, potrà nei limiti consentiti circolare esclusivamente nei confini regionali. Solo casi eccezionali permetteranno i varchi confinari. Sono altresì convinto che le Regioni non potranno essere considerate omogenee, perché alcune, quelle più colpite, dovranno seguire norme più restrittive rispetto a quelle che, fortunatamente, sono rimaste più immuni dal torrente virale. Il Governo Giuseppe Conte, tenga presente questa valutazione prima che il DPCM sia definitivamente approvato.

Per quello che posso, parlo telefonicamente con alcuni piccoli imprenditori del mio territorio, i quali mi testimoniano il loro stato depressivo piuttosto intenso. Lo dico, perché immagino che questo sia una condizione quasi universale. A costoro suggerisco di tener duro e di fronteggiare con massimo rigore il periodo grigio che stiamo attraversando. Credo che oggi il Paese sia proprio unito, al di la di qualche aspetto secondario e di costume, dalla sofferenza dettata dall’inattività che colpisce la stragrande maggioranza dell’Italia. E questo, però, permetterà di solidarizzare a vantaggio di tutte le categorie e dell’intero Paese.