La filosofia del governo

Ambedue queste filosofie sono antiche come il mondo e convergono su un punto fondamentale: il superamento del principio di comunità.

Non è vero che la politica attuale non offre anche spunti altamente “filosofici”.
Tutt’altro. C’è una filosofia dietro le sparate della maggioranza giallo-verde oggi al potere.
Anzi, ce ne sono due. Ambedue antiche come il mondo.
La prima è quella interpretata dalla destra leghista.
Le sue parole d’ordine evocano il primato della “forza” su ogni altro principio.
La forza dell’etnia, del gruppo compatto, degli interessi riconosciuti e diretti del clan, entro i quali ognuno può pensare di trovare adeguata protezione e confondere così pretese e diritti. Chi è diverso è un nemico, quantomeno potenziale.
La politica altro non è che la forma per garantire questo naturale patto difensivo “senza se e senza ma”.
La seconda filosofia è quella grillini.
È quella del primato assoluto delle pretese individuali, che si fonda sulla rottura degli schemi sociali del recente passato e del loro rapporto con la democrazia rappresentativa.
Cosa può essere – se non questo – che collega in un unico disegno la suggestione della democrazia del sorteggio; la fine dichiarata dei partiti e delle formazioni sociali; la contestazione di ogni forma di autonomia della scienza; il perseguito passaggio dai legami territoriali e comunitari a quelli in Rete, come efficacemente descritto da Casaleggio padre nel suo famoso filmato?
Ambedue queste filosofie sono antiche come il mondo e convergono su un punto fondamentale: il superamento del principio di comunità.
Che sia a favore di un individualismo che si trasfonde – di nuovo nella storia – nel “clan” (etnico, nazionalista o locale) oppure a favore di un “neo-individualismo cibernetico” che si esprime nel primato del rapporto in Rete, poco cambia.
Siamo comunque al di fuori del solco di quel “personalismo comunitario” che ha ispirato nel novecento le grandi democrazie europee, sulla scorta del pensiero derivante, in larga parte, dal miglior cattolicesimo democratico.
È bene riflettere a fondo su questi aspetti, poiché non sono affatto di breve periodo e prescindono anche dalla stessa tenuta (che pure temo non sarà così breve come qualcuno spera) del Governo attuale.
Ciò che va messo in campo come alternativa non può essere solo un  “progetto politico” (che pure oggi non si vede), con la sua doverosa razionalità e la sua sacrosanta serietà di fronte alla irresponsabile leggerezza dei nuovi potenti.
Ogni iniziativa “politica” sarà vana se non partirà dal progetto di un “nuovo umanesimo”, con i suoi valori, le sue pedagogie, le sue valenze culturali e civili.
Insomma, se non partirà da un nuovo “personalismo comunitario” capace di esorcizzare paure e solitudini e di costituire un pensiero che possa essere “domicilio organico” per i cittadini in questa ennesima terra di mezzo della nostra storia nazionale ed europea.