In base al rapporto di collaborazione tra le due testate, Il Domani d’Italia e Orbisphera, pubblichiamo il testo integrale dell’editoriale di Antonio Gaspari, direttore di Orbisphera.

«Il 2021 è un tempo da non perdere. E non sarà sprecato nella misura in cui sapremo collaborare con generosità e impegno. In questo senso ritengo che la fraternità sia il vero rimedio alla pandemia e ai molti mali che ci hanno colpito. Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno».
Così l’8 febbraio Papa Francesco ha concluso il suo discorso ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Un intervento, quello del Pontefice, di altissimo profilo umano, spirituale, sociale ed economico.
Francesco ha affrontato tutti i temi che sono alla base dell’attuale crisi planetaria invitando la comunità internazionale a cogliere la minaccia della pandemia come occasione per realizzare le riforme necessarie a costruire un mondo più umano, giusto, solidale e pacifico.
Il Papa ha messo in luce i rischi e le conseguenze di un modo di vivere dominato dall’egoismo e dalla cultura dello scarto, evidenziando che siamo di fronte a un’alternativa: continuare sulla strada finora percorsa o intraprendere un nuovo cammino.
In merito alla crisi sanitaria, ha rinnovato il suo impegno affinché ad ogni persona siano offerte le cure e l’assistenza di cui abbisogna, promuovendo l’accesso universale all’assistenza sanitaria di base e la disponibilità di terapie e di farmaci.
E ha precisato: «Non può essere la logica del profitto a guidare un campo così delicato quale quello dell’assistenza sanitaria e della cura».
Per la risoluzione della crisi ambientale il Papa ha chiesto la collaborazione internazionale, auspicando che la prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP26), prevista a Glasgow nel novembre prossimo, consenta di trovare un’intesa efficace per affrontare le conseguenze del cambiamento climatico.
Circa le difficoltà economiche e occupazionali, Francesco ha sostenuto che l’attuale crisi è «l’occasione propizia per ripensare il rapporto fra la persona e l’economia, è giunto il momento di porre fine a un’economia basata sullo sfruttamento e sullo scarto sia delle persone sia delle risorse naturali».
«Serve – ha sottolineato – una sorta di “nuova rivoluzione copernicana” che riponga l’economia a servizio dell’uomo e non viceversa, iniziando a studiare e praticare un’economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda».
«Oggi meno che mai – ha aggiunto – si può pensare di fare da sé. Occorrono iniziative comuni e condivise anche a livello internazionale, soprattutto a sostegno dell’occupazione e della protezione delle fasce più povere della popolazione».
In questo ambito il Papa ha elogiato lo stanziamento proposto dal piano Next Generation EU perché «rappresenta un significativo esempio di come la collaborazione e la condivisione delle risorse in spirito di solidarietà siano non solo obiettivi auspicabili, ma realmente accessibili».
Sul piano internazionale Francesco ha ribadito l’opposizione alle sanzioni economiche ed ha spiegato: «Pur comprendendo la logica delle sanzioni, la Santa Sede non ne vede l’efficacia e auspica un loro allentamento, anche per favorire il flusso di aiuti umanitari, innanzitutto di medicinali e di strumenti sanitari, oltremodo necessari in questo tempo di pandemia».
Inoltre la Santa Sede continua a chiedere di «condonare, o perlomeno ridurre, il debito che grava sui Paesi più poveri e che di fatto ne impedisce il recupero e il pieno sviluppo».
In merito alla questione immigrazione, dopo aver espresso apprezzamento per l’impegno dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni), di cui quest’anno ricorre il 70° anniversario della fondazione, Papa Francesco ha ricordato che la Santa Sede, quale membro del Comitato esecutivo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), resta fedele ai principi enunciati nella Convenzione di Ginevra del 1951 e nel Protocollo del 1967, che stabiliscono «la definizione legale di rifugiato, i loro diritti, nonché l’obbligo legale degli Stati a proteggerli».
Il Pontefice ha affrontato anche la crisi della politica e le minacce ai principi democratici. «Mantenere vive le realtà democratiche – ha affermato – è una sfida di questo momento storico».
«Purtroppo – ha aggiunto – la crisi della politica e dei valori democratici si ripercuote anche a livello internazionale, con ricadute sull’intero sistema multilaterale e l’evidente conseguenza che Organizzazioni pensate per favorire la pace e lo sviluppo – sulla base del diritto e non della legge del più forte – vedono compromessa la loro efficacia».
«La pandemia – ha rilevato il Papa – è un’occasione da non sprecare per pensare e attuare riforme organiche, affinché le Organizzazioni internazionali ritrovino la loro vocazione essenziale a servire la famiglia umana per preservare la vita di ogni persona e la pace».
Sul versante della pace, il Pontefice ha indicato come segno incoraggiante l’entrata in vigore del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari, come pure l’estensione per un ulteriore quinquennio del Nuovo Trattato sulla Riduzione delle Armi Strategiche (il cosiddetto “New START”) fra la Federazione Russa e gli Stati Uniti d’America.
In questo contesto ha ricordato le parole di san Giovanni XXIII pronunciate nel 1963: «Troppe armi ci sono nel mondo! Giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti e che si riducano simultaneamente e reciprocamente gli armamenti già esistenti».
In conclusione Papa Francesco ha affermato: «La crisi dei rapporti umani e, conseguentemente, le altre crisi che ho menzionato non si possono vincere se non salvaguardando la dignità trascendente di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio».