Nella società liquida e, soprattutto, nella politica liquida, il richiamo delle mode nella politica è pressoché debordante. Non c’è limite alla moda del momento. Nessuno la può contenere. Appunto, e’ straripante e contagiosa. Ma è anche rapida e veloce. Molto veloce. E’ sufficiente scorrerle queste mode. Sono sotto gli occhi di tutti. Il movimento 5 stelle su tutti. Appena 18 mesi fa ottiene quasi il 34% dei consensi. Oggi, dopo il voto in Umbria, e in attesa dell’Emilia Romagna e della Calabria, sarebbe abbondantemente sotto il 10%. Al di là, com’è ovvio, di cosa dicono i sondaggi amichevoli. Ma la moda maggiore, adesso, sono le cosiddette “sardine”. Un movimento che dice di usare il linguaggio dell’amore ma che, concretamente, punta ad annientare il centro destra, la destra, Salvini, la Lega, la Meloni e via discorrendo. Obiettivo politico del tutto legittimo, com’è ovvio e scontato. Ma sarebbe anche più onesto riconoscerlo senza offendersi se qualcuno sostiene una banalissima verità. E cioè, che si tratta di un movimento di sinistra, di estrema sinistra e progressista accomunato dalla volontà e dall’obiettivo di azzerare il centro destra e la destra nel nostro paese. Senza accampare strane ragioni che il movimento si limiterebbe a svolgere solo un ruolo pedagogico, educativo e sentimentale. Ci sarà anche questo, per carità. Ma l’obiettivo che tutti sentono e registrano e’ un altro. Ed è quello che punta a sconfiggere definitivamente un nemico e, al contempo, riaffermare e far vincere un’altra parte politica. Un altro campo politico. E’ tutto legittimo e corretto, com’è ovvio. Basta ammetterlo. 

E potremmo fare un lungo elenco di mode e di tendenze passeggere. 

Ma, al di là di queste ovvie e scontate riflessioni politiche, quello su cui mi preme richiamare l’attenzione e’ che persiste oggi uno scarto fortissimo tra il richiamo alla cultura politica – nella concreta dialettica democratica e nel modo di condurre l’azione politica – e la partecipazione emotiva e convinta alla moda del momento. Due modalità diverse, due approcci diversi, due linguaggi diversi e, immancabilmente, due progetti e due prospettive politiche diverse. Appunto, alternative. Ora, si tratta di capire se la politica sempre più liquida, in una società altrettanto liquida e sempre più frammentata, sarà appaltata alla moda del momento – che è destinata a durare poco per poi essere rapidamente sostituita da una moda più fresca e più convincente – o se, al contrario, le culture politiche, e costituzionali, possono ancora svolgere un ruolo decisivo e determinante nell’orientare e nel condizionare la scelte politiche complessive. Certo, non basta rifarsi al passato o limitarsi a rimpiangere quello che ci ha preceduto. Anche le storiche e tradizionali culture politiche – riformiste o conservatrici, progressiste o restauratrici poco importa – devono capire che possono ancora giocare un ruolo importante e decisivo nello scenario pubblico italiano se riescono ad interloquire con le mode correnti. Che sono passeggere, come tutti sappiamo, ma che comunque esistono e non possono essere aggirate o, peggio ancora, strumentalizzate. Ecco perche’ tra le sempre più frequenti mode e le culture politiche va riaperto un dialogo proficuo e costruttivo. Per il bene della politica italiana ma, soprattutto, per la stessa qualità della democrazia italiana.