La protonterapia è un trattamento radiante oncologico per la cura di tumori che si sono sviluppati nelle vicinanze di organi critici o di strutture nobili e delicate, come il cervello, il cuore o il midollo spinale.

A differenza dei raggi X, utilizzati nella radioterapia convenzionale, i protoni possono essere indirizzati per fare in modo che le radiazioni colpiscano le cellule tumorali con estrema precisione salvaguardando i tessuti sani circostanti.

Questa accuratezza può rivelarsi particolarmente vantaggiosa per coloro che hanno subito un precedente trattamento radiante, sia per quelli che hanno un’alta probabilità di sopravvivenza a lungo termine nei quali il rischio di tumori indotti dal trattamento con protoni è inferiore a quello della radioterapia convenzionale.

Nella protonterapia i protoni (particelle molto più pesanti dei fotoni) vengono accelerati, tramite un’apparecchiatura chiamata Ciclotrone, fino ad una velocità pari a circa metà della velocità della luce. Quindi vengono concentrati in fasci, trasportati e rilasciati con estrema precisione sulla sede del tumore da un sistema chiamato Gantry. L’accelerazione dota i protoni di un’energia che raggiunge i 230 MeV (Mega Electron Volts), rispetto ai 30 MeV della fotonterapia, e che permette di colpire dall’esterno i tessuti tumorali che si trovano fino a 30 cm di profondità all’interno del corpo.

Il principale vantaggio del raggio protonico è che la maggior parte della sua energia è rilasciata sul tumore, dove esercita il massimo del suo effetto distruttivo.