Val la pena soffermarsi su queste ultime vicende relative al dossier Russia-Lega, al fine di capire qualcosa che magari sulla prime potrebbe anche sfuggire alla nostra attenzione.

Non che io intenda fare un’analisi dettagliatissima o persino teorica di questi ultimi eventi, però indugiare un po’ di più su qualcosa che è balzato in prima pagina come un fatto squisitamente ordinario, ecco, su questo, val la pena rifletterci sopra.

Mi riferisco alla presa di posizione del Ministro degli Interni Matteo Salvini su quanto sta accadendo e sulla dichiarazione illustrata in modo fulmineo che tutti ricordano: “Io non rispondo alle cose che non esistono, non ho preso alcun rublo, né dollari, né euro, io mi occupa di cose concrete, reali quali il problema della flat-tax, dell’autonomia e di cosi simili”.

A questo, fa seguire la sua netta e risoluta posizione di non rispondere, se non per qualche minuto al question time, alla discussione in aula del Senato o della Camera.

Questa presa di posizione che sembra a tutta prima dettata da una incontrovertibile premessa, vale a dire sono tutte fantasie, si basa su un presupposto del tutto rinviabile a un giudizio personale. E la conclusione ne viene conseguentemente condizionata, sembrando persino ovvia. In tutta questa argomentazione vi sono, però, alcuni aspetti che andrebbero de-costruiti e, quindi, esaminati con massima attenzione.

Prima osservazione, è del tutto legittimo che Matteo Salvini dica che sono tutte cose che non esistono. Personalmente può pensare quello che vuole. A tutti è dato il sacrosanto diritto di avere dei giudizi individuali e di farsene la ragione che più essi credano.

Ma, è il Ministro degli Interni che non può fermarsi al giudizio individuale, è questo il vero punto. Un Ministro, come qualsiasi altra figura pubblica, è tenuto a superare il proprio gusto individuale e rispondere a un “tribunale” più ampio, vale a dire all’opinione pubblica e, in questo caso, al Parlamento italiano.

In ragione di ciò, la conclusione del Ministro Salvini è del tutto inconferente alla sua funzione di Ministro della Repubblica italiana. È indispensabile che un Ministro sia trasparente da capo a coda e che debba rispondere, per le funzioni pubbliche, alla richiesta del Parlamento italiano che tra le sue prerogative registra il compito del controllo politico.

L’Europa degli ultimi due secoli e mezzo, si è costruita su un asse moderno e democratico proprio perché ha assunto come un suo indispensabile principio che la Ragione stessa sia sottoposta al vaglio e al giudizio di se stessa: vale a dire ogni autorità, perché non cada in un inconcepibile autoritarismo, deve farsi trasparente a se stessa e agli occhi di chicchessia.

La democrazia si regge su questo grande principio. Non si può derogare da ciò, altrimenti si precipiterebbe dentro le fosche strutture di stampo autoritario presenti in tutta Europa prima che s’illuminasse il principio che ho testa ricordato.

Se le opposizioni chiedono un confronto parlamentare, qualsiasi Ministro, ha il dovere di soddisfare quella richiesta.

Non può essere che il Presidente del consiglio dei ministri Conte, che pur ha saggiamente ricordato tutto questo – senza esplicitarlo nei modi che invece sto proponendo io – risolva con il suo nobile gesto il problema che invece è tutto ascrivibile al Ministro degli Interni.

Come sempre, nel caso in cui avessi proposto una lettura non chiara o, ancor peggio, con errori, invito gli attenti lettori a correggermi. Sarei grato e del resto è questa la mia funzione a chi volesse illustrarmi eventuali mie imprecisioni.