A 75 anni dalla sua nascita, la Repubblica si trova di fronte a un nuovo tornante della sua storia, saranno necessarie scelte difficili come quelle fatte negli anni del dopoguerra democristiano: fu quella la stagione della grande trasformazione economica e sociale. In quel periodo, infatti, si decise il modello di sviluppo economico, sociale e culturale della Repubblica e, tra la metà degli anni cinquanta e la metà degli anni sessanta, l’exploit dell’Italia fu incredibile, investendo la mentalità, le abitudini di vita, i sistemi produttivi, i costumi dell’intera popolazione.

Questa congiuntura favorevole coincise con la nascita e lo sviluppo dei partiti di massa, capaci di rappresentare gli interessi di diversi gruppi sociali e di collegarli con le istituzioni di governo, coinvolgendo attivamente tantissime persone. Nella semplificazione delle formule politiche, si potrebbe periodizzare la «Repubblica dei partiti»: gli anni cinquanta sono quelli del dominio centrista, sotto il governo di De Gasperi con i suoi piccoli alleati, ma anche sotto le pressioni della Guerra fredda; poi arrivano gli anni sessanta con il primo centrosinistra (Moro-Nenni), un’alleanza di democristiani e di socialisti fondata su un modello di riforme; seguono gli anni settanta caratterizzati dall’intesa fra la Democrazia cristiana e il Partito comunista, che prende il nome di «compromesso storico».

Si giunge al decennio ottanta, dove nel vuoto di potere si inserisce Craxi, ma l’evento storico più rilevante è rappresentato dalla caduta del Muro di Berlino, ultimo baluardo della Guerra fredda che, per riprendere il titolo di un celebre saggio politico di Francis Fukuyama, segna l’inizio della «fine della storia». Fu indubbiamente un periodo di crescita, di cambiamenti, di conquiste sociali, di diritti civili, ma furono anche anni pieni di conflitti e contraddizioni, in alcuni casi dei veri e propri spartiacque storici: il governo Tambroni, per esempio, il Sessantotto, la drammatica vicenda di Aldo Moro. In questi tre quarti di secolo la Repubblica è stata colpita dal terrorismo di estrema sinistra e dallo stragismo di estrema destra, una offensiva eversiva che segnò l’intensificazione della «strategia della tensione», e infine dall’attacco più violento e più devastante portato avanti dalla mafia.

Oggi ricorrono anche i 40 anni dalla morte di Rino Gaetano, un grande artista che con graffiante ironia e con uno sguardo poetico ha saputo raccontare i disagi, i vizi e quelle contraddizioni della società italiana. Il cantautore, giocando con le parole, nei versi non mancava di ricordare la sua Calabria e il Sud.

Rileggendo, di recente, Questo Novecento di Vittorio Foa, mi sono soffermato su una riflessione ripresa dall’autore in riferimento alla stagione dei grandi cambiamenti e ai conseguenti sconvolgimenti sulla vita quotidiana: l’ho trovata tanto attuale, come i testi di Rino Gaetano. È di Vera Lutz, economista inglese e studiosa del Sud: «Le strade costruite dalla Cassa del Mezzogiorno servono ormai agli abitanti per andarsene per sempre dai loro paesi».

Ecco, in questo nuovo tornante della storia, festeggiamo la Repubblica ma proviamo anche a ricostruire e, soprattutto, a unire il Paese, sul serio.