La drammatica emergenza sanitaria che coinvolge tutti e in modo trasversale, ha già prodotto alcuni risultati. Per restare sul versante della politica. Uno su tutti. La scomparsa, momentanea, dei partiti dall’orizzonte pubblico. Alcuni si compiaceranno. Altri, pochi anzi pochissimi, si doleranno. Ma un fatto è certo. Da quando è scoppiata l’epidemia i partiti si sono volatilizzati. Un motivo in più per evitare gentilmente di continuare a pubblicare sondaggi quotidiani. Anche perchè è abbastanza evidente che sono altamente improbabili se non del tutto infondati. 

Ora, il silenzio dorato dei partiti, di quasi tutti i partiti, ci porta ad una conclusione abbastanza scontata. E cioè, al di là delle polemicucce quotidiane, al di fuori della valanga di insulti e di diffamazioni che ogni giorno vengono scaraventati l’un contro l’altro armati, appena si deve passare ad una fase dove le contumelie si devono comprensibilmente sospendere per ovvie ragioni, i partiti tacciono. Blaterano ancora i loro capi pensando, o illudendosi, che le lancette dell’orologio sono ancora ferme a qualche mese fa. Così non è più, purtroppo. E allora la comunicazione si interrompe e si ferma . Tutto tace. 

Ho voluto ricordare questo aspetto perchè se l’opinione pubblica si abitua al mutismo dei partiti – che già prima non godevano di grande popolarità e simpatia – sarà molto difficile dopo la bufera che ci ha inghiottiti rispedire al mittente la voglia popolare di avere “uno che decide”. E che soprattutto sia in grado di risolvere i problemi quando si presentano in tutta la loro virulenza. 

Perchè la momentanea scomparsa dei partiti si affianca, purtroppo, anche alla forte attenuazione della politica nel suo complesso. Perché se la politica è visione e prospettiva, almeno nella sua nobile accezione, i partiti dovrebbero essere gli attori principali per potere tradurre concretamente quella visione e quella prospettiva. Perchè se i partiti scompaiono dalla scena, inesorabilmente anche la politica è destinata a inaridirsi e ad entrare in crisi irreversibile. 

Ecco perchè quanto prima serve una inversione di tendenza. Per il bene dei partiti, per il bene della politica ma soprattutto per la qualità della nostra democrazia.