Che cosa ci consegna questo secondo turno elettorale delle amministrative locali? Una pietanza direi quasi riscaldata.
La novità, ma non è poi tale, è che i 5Stelle sembrano ormai smarriti. S’insediamo a Campobasso e il resto è deserto.
L’abbuffata va, indubbiamente, all’apparato digerente leghista. Qualche tozzo di pane spetta invece al Pd.

Non avevamo attese diverse e la nottata ridisegna il profilo che già conoscevamo. La stagione è totalmente a vantaggio di Matteo Salvini e agli altri compete oggi rovistare nei propri cassetti per individuare qualche progetto alternativo.
Periodo ormai segnato; il 2019 non potrà essere archiviato come un anno bellissimo, espressione in bocca al premier Giuseppe Conte, né di crescita pari agli anni 60, locuzione sentita dalla bocca del vice Ministro Luigi Di Maio; il 2019 sarà archiviato come l’anno di Matteo Salvini.

Il Pd utilizza la zattera a disposizione, constatata la défaillance dei 5Stelle, potrà affermare che l’alternativa al grande vincitore spetta al suo asse politico. Poca cosa, ma rispetto all’inferno di Matteo Renzi del 2018, qualcosina in quegli angoli sta pur capitando. Aver ammainato la bandiera a Ferrara e a Riccione, dopo 70 anni di storia, può voler dire archiviare anche il padrone del vapore di quella città, Dario Franceschini può essere ormai considerato una pagina girata nella sua Ferrara.

La nota positiva per il Pd, però, giunge dalla Livorno del 1921, qui le truppe di Pierluigi Bersani hanno ripreso il timone e il porto di Livorno si tingerà ancora di un pallido rosso.
Finito questo turno primaverile, adesso, saremo costretti a rincorrere le notizie che ci giungeranno da palazzo Chigi, Giuseppe Conte riuscirà, affiancato da Giovanni Tria, a mettere a tacere le pretese di chi vuole la flat tax e i mini bond?