L’appello del Coordinamento interconfessionale del Piemonte alla politica

La Città ideale

Riceviamo e volentieri pubblichiamo  il documento del Coordinamento interconfessionale del Piemonte che ha raggiunto centinaia di adesioni

Per noi credenti la politica, le passioni e la fiducia nella vita sono gli ingredienti fondamentali con cui si concima il futuro, perchè oggi più che mai non è più il tempo delle teorie ma il il tempo dei testimoni. L’umanità è assediata da parole che ripetono all’infinito: paura, incertezza, precarietà. Parole diventate il nostro cibo quotidiano. Sta alla politica farsi carico di recuperare il centro dell’attività pubblica, di prevedere il bene comune, sapendo che c’è un intreccio profondo fra il bene comune e il bene di ciascuno: organizzare questo ritorno è fisiologico, costituisce il sale della democrazia ed è sano quando un uomo pubblico lo riscopre compiendo il proprio dovere. Il pericolo, sempre in agguato, è nell’abuso della politica e del potere di cui si è investiti, rifuggendo la tentazione della normalità che diventa spettacolo, del carisma che diventa “influenza”, della “narcisata” d’occasione che sposa l’immediatezza di internet e si fa linguaggio. Alla politica chiediamo responsabilità e coerenza, ma anche capacità di leggere la realtà, fare proposte sensate, creare relazioni, fare squadra.

Nell’odierno processo culturale e politico nasce un problema per i credenti. Infatti, mentre non possiamo abdicare all’attività politica, dobbiamo fare i conti con atteggiamenti culturali ambigui e con posizioni ideologiche senza identità e valori. Dobbiamo insistere sulla necessità di dare un’anima etica alla vita democratica con un rapporto forte fra coerenza e rappresentanza politica, partendo dalla parole: il linguaggio è importante, non è un orpello stilistico, è il marchio che certifica l’affidabilità di un progetto. Un linguaggio prigioniero dell’estremismo e della provocazione dissennati è destinato a produrre danni gravi alla comunità. Si deve ricominciare dal rispetto della persona, sempre e comunque, non nella falsità dell’atteggiamento politicamente corretto, ma nella profonda convinzione dell’unicità umana di ciascuno, condividendo tutto ciò che può essere condiviso con le persone di buona volontà.

La pandemia ci ha messo in particolare sotto gli occhi due grandi fatti, l’interdipendenza umana e la morte. La morte, più ricattatrice dei capitali, delle nostre presunzioni, della nostra onnipotenza, è tornata a circolare tra gli uomini in una forma crudele, involontaria e innocente che ha paralizzato la prudenza, la misericordia, la carità, la consolazione.. Forse, per la prima volta nella storia umana recente il “valore” della vita è prepotentemente tornato al centro dell’inconscio collettivo.

Noi siamo con chiunque chieda una coraggiosa testimonianza pubblica, evitando la tentazione di “fare la morale” alla politica. Come credenti – certi che dalla fede non si può dedurre direttamente un modello di società, di governo o di partito – siamo chiamati a partecipare alla elaborazione del progetto globale di società, e a mediare, in termini antropologici i valori etici fondamentali in cui crediamo. Siamo chiamati ad un surplus di relazione, di rispetto, di narrazione, di umiltà nel lasciarsi raccontare dagli altri, di tensione al riconoscimento del reciproco, per trovare quel “compromesso nobile” che è il fondamento dell’azione sociale e politica in una società plurale come la nostra.

In questa nostra proposta, da condividere con tutti coloro che vi si riconoscono, vogliamo cercare insieme ad altri una risposta ai grandi problemi del nostro tempo. Sappiamo bene quali sono le difficoltà che abbiamo di fronte ed è proprio per questo che tacere e non agire sarebbe ancora più colpevole. Crediamo in una politica rispettosa e mansueta che si faccia carico dei grandi smarrimenti del nostro tempo, stando accanto a tutti per non perdere la speranza: comprendendo, tollerando, fidandosi, confidandosi, affidandosi. Se non ora, nel pieno della peggiore crisi della Repubblica, quando mai si potrà costruire una legittimazione reciproca tra le istituzioni, i partiti, tra tutti noi, per approdare ad una democrazia matura, ad una politica al servizio dei cittadini e non delle fazioni?