Ci sono alcuni presupposti che non vanno dimenticati. Senza questi verrebbe meno una chiarezza d’analisi. Non sono passati che diciassette mesi dalle elezioni del 4 di marzo. Questo è un dato che non può essere assolutamente dimenticato.

Potrei fare un’operazione del tutto legittima, riportare l’orologio a quella data. La condizione attuale è, in larga massima, identica a quel punto d’inizio: tre forze politiche che mal si sopportano e che devono trovare comunque un compromesso per non far fallire la legislatura. Il primo round ha richiesto tre mesi di faticoso confronto per suonare il campanello di fine ripresa.

Adesso, invece, i tempi dovranno essere fulminei. Immenso l’inizio, una frazione di secondo la successiva ripresa. Ma nulla è cambiato, opposti erano 5stelle e Lega, quanto sono opposti Pd e 5Stelle. Sapendo che la legislatura, ad oggi, si potrebbe dire essere ancora in una fase anoressica, diventa difficile immaginarsi che tutti i Parlamentari intendano andarsene a casa con questa fisicità. Credo non ci sia nessuno in grado di assecondare questa tesi della bella magrezza. Obietterete sostenendo che Salvini e la Meloni sbandierano il piacere dell’essere pelle e ossa, vero, ma questi, come forse qualcun altro, hanno la matematica certezza di ritornare sulla tavola imbandita.

Mentre la stragrande maggioranza dei mille parlamentari sono come foglie d’autunno … Dar torto a questi non è atteggiamento intelligente e rispettoso.

La Costituzione italiana prevede che il nostro sia un regime Parlamentare: i governi non escono dai voti ma dai Parlamenti. Com’è uscito quello dell’inizio giugno 2018, potrebbe uscire, per lo stesso identico principio, all’inizio del mese di settembre 2019. Nulla di strano. Di strano c’è solo che le parti in causa si guarderanno costantemente in cagnesco. Come del resto, anche se mascherato, si è verificato tra i partner della maggioranza sfasciata.

Potrà mai il Paese sopportare una tensione costante all’interno di chi ci governa? Francamente sono convinto che questi aspetti, comunque, il Paese li pagherà. In un modo o nell’altro le tensioni si scaricano e quando questo capita nel campo economico, la cosa può subire effetti spiacevolissimi. Sapendo che la nostra nave naviga a vista e si porta un carico nella stiva piuttosto pensante per non dire quasi esplosivo. In un clima di totale incertezza val la pena soffermarsi sullo stato d’anima dei Parlamentari.

Credo siano tutti in una fase di fibrillazione e il loro stato d’animo sia minato di intensa insicurezza. A maggior ragione, in questo clima politico in cui sembra del tutto smarrita la dimensione comunitaria o, se volete, l’orizzonte universale, in cui ciascuno pensa più a se stesso che al resto.

Intravvedendo alcuni soggetti, ho colto alcuni sintomi che potevano essere interpretati come celeste speranza o come possibile precipizio. Nel primo caso perché si augurano di posare il sedere su qualche Ministero, ma nel contempo, sapendo quanto tutto sia in stallo, di fare fagotto e tornarsene a casa.

Nonostante tutte queste grigie espressioni, voglio credere che, anche se non riconducibili a precisi soggetti, vi sia, nel nostro Paese, qualche angolo votato alla più alta espressione spirituale: il pensiero rivolto al bene comune, al bene dell’Italia, al bene di tutti. Se proprio mi strattonate perché io mi pronunci su qualche personaggio che tenga alto questo vessillo, non credo di sbagliare nel dire che sia in mano al Presidente della Repubblica. Su altri, sono sincero, non saprei chi citare.