Siamo costretti a misurarci quotidianamente con un evento che dimostra una velenosità senza pari. Sappiamo che, in quanto fenomeno naturale, ha una sua durata. Inizia, si sviluppa, giunge all’estremo e poi, via via decade. Questa consapevolezza ci permette di superare, almeno astrattamente, le difficoltà che ciascuno di noi incontra giornalmente.

Restiamo, però, sempre aggrappati ai dati del momento. E con speranza, ogni volta ci capita, di augurarci di registrare un rallentamento di quel malefico cammino.

Se questi dispositivi mentali capitano a ciascuno di noi, questi capitano anche alle istituzioni. Le istituzioni governative, nazionali, continentali e, sicuramente, quelle a carattere mondiale.

Ci arrabattiamo sul che fare singolarmente di fronte ai dati attuali, alla contingenza come si arrabattano le istituzioni.

Per quanto concerne il comportamento del singolo, giungo persino a sostenere la seguente tesi: per battere il virus bisogna anche mettere in ombra la propria ragione, ossia restringere al massimo grado le ragionevoli giustificazioni dei nostri possibili movimenti. In altri termini, quel “restare a casa!”, dovrebbe essere inteso come un imperativo che ciascun individuo dà a se stesso, senza che sia necessario l’intervento di una autorità esterna.

Guardando il problema da un punto estremo, fatto salvo che ciascun governo si muove e si muoverà secondo necessità proprie e nei limiti della propria realtà, non c’è alcun dubbio che una manovra ad ampio respiro debba essere promossa dalle sfere continentali. Nello specifico, per quanto ci riguarda, trattasi dell’Unità Europea. Come fosse una grande madre, la quale sapendo l’insopprimibile diversità dei figli, offre loro delle opportunità per renderli, agli occhi di se stessa, uguali e con massime opportunità per ciascuno di loro.

Già si è parlato di “coronabond” e quindi siamo sulla linea corretta. Non sarà semplice questo indirizzo, perché a qualcuno non sarà particolarmente gradito, ma è l’unico modo per dare e trovare il senso al corpo e l’orizzonte di questa nostra comune madre, vale a dire l’Europa.

Questa manovra avrebbe lo stesso effetto prodotto dalle conoscenze scientifiche, quelle che ho ricordato all’inizio. Sapere che un fenomeno finisce e che una protezione economica ampia ci attende, renderà più semplice accettare, ogni giorno, questa gravosa condizione spirituale, questa incertezza esistenziale e questa umana fragilità che ora, più che mai, ci viene riversata addosso.

Nutro sempre il segreto desiderio di scrivere le prossime newsletter su un’altro argomento. Credo che questo sia anche quanto voi attendiate, mentre posate gli occhi su queste mie brevi riflessioni. Adesso, purtroppo, è la quarta volta di seguito che mi costringo a starmene imprigionato dentro queste parole.