Le giuste parole del cardinal Ravasi

om’era prevedibile, il tweet del Cardinal Ravasi sul caso Aquarius (“Ero straniero e non mi avete accolto”) ha suscitato reazioni indispettite

Com’era prevedibile, il tweet del Cardinal Ravasi sul caso Aquarius (“Ero straniero e non mi avete accolto”) ha suscitato reazioni indispettite, non sempre rispettose di un elementare norma di buona educazione, talvolta volgari e trite. L’Huffpost ne ha dato conto in una sua nota (https://www.huffingtonpost.it/2018/06/11/ero-straniero-e-non-mi-avete-accolto-il-cardinale-ravasi-cita-il-vangelo-per-il-caso-aquarius_a_23455856/). Siamo all’involgarimento della vita pubblica e non sembra esserci rimedio, almeno a breve.

In sostanza, tra i fan delle misure forti contro i clandestini, abbondano le provocazioni di antico stampo anticlericale. Difendere l’umanità più indifesa e derelitta avrebbe come requisito di ammissibilità, secondo il tronfio ragionare di “censori salviniani”, la dismissione di beni ecclesiastici per utilità pubblica e quindi la collocazione degli immigrati nelle proprietà del clero.

Appena la Chiesa prende posizioni scomode, come nel caso del soccorso in mare di tanti disperati, specialmente da destra si leva la voce dell’ingiuria o meglio il ringhio della censura. Ravasi, insomma, doveva tacere. Occhi e orecchi sbarrati, s’ignora la testimonianza di umanità e solidarietà del vasto tessuto ecclesiale verso i poveri, gli emarginati, le persone fragili.

Se un Pastore invita a meditare sulla Parola, evocando l’istanza cristiana del soccorso allo straniero, la risposta non può essere il dicktat fascitoide del silenziamento. La Chiesa smuove le coscienze, non blandisce gli istinti xenofobi e razzisti. Non può farlo. La sua missione si fa carico della debolezza umana, ovunque si manifesti, per estensione anche della debolezza di chi usa le armi della polemica sguaiata per attizzare altro odio e rancore.

Meno male che possiamo interrogarci sul senso della vita e sul destino della società. Meno male che la libertà non è nelle mani di propagandisti di un’Italia triste, avvizzita e opaca. Meno che nel buio le parole di Ravasi ci aiutano a scorgere una luce. Non dobbiamo accettare, in conclusione, l’ultima versione dell’antipopulismo: l’ennesimo rigurgito di violenza anticlericale. Il Paese ha urgenza di ritrovare la sua anima gentile, l’anima che fa degli italiani un popolo vitale e generoso, anche quando Cristo sembra davvero fermarsi ad Eboli.