Aleksandr Lukashenko ha già avvertito che gli insegnanti che non supportano l ‘”ideologia di stato” non dovrebbero essere in classe. E alla sua politica di arresti strategici di oppositori e minacce si è aggiunta, ora, anche un’ondata di purghe nelle aziende pubbliche e statali.

Decine di persone sono state licenziate o costrette a lasciare il lavoro in fabbriche, media statali, ospedali, università o istituzioni pubbliche per aver partecipato a proteste o aver sostenuto mobilitazioni contro il leader bielorusso.

L’ epurazione interessa tutti i livelli della scala professionale. Dal meccanico Semen Fedotov, licenziato dalla sua posizione nella catena di montaggio del famoso stabilimento automobilistico di Minsk (MAZ) per sciopero, a professionisti di alto livello con un ricco curriculum e reputazione internazionale. È il caso di Alexandr Mrochek, capo cardiologo del ministero della Salute bielorusso e fino a pochi giorni fa direttore del Centro scientifico e pratico di cardiologia.

La storica Irina Romanova ha racontato come questo modo di porsi non sia una novità in Bielorussia. Lei e altri colleghi dell’Accademia delle scienze sono stati licenziati negli anni 2000, accusati di aver preso una posizione ideologica che voleva “minare le basi dell’ideologia di stato ”.

Per evitare grosse ritorsioni nelle fabbriche controllate dallo Stato sono passati dagli scioperi ai boicottaggi: interruzioni di corrente, alterazione di alcune macchine, perdita di parti; il sistema è conosciuto in Bielorussia come “sciopero italiano”.

Mentre il prestigioso Yanka Kupala National Theatre non riprenderà più i suoi spettacoli, almeno, fino a novembre. La compagnia è stata sciolta dopo che più di 70 persone si sono dimesse per protesta contro il licenziamento del suo direttore, Pavel Latushko, che ha sostenuto le mobilitazioni.

 

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