Le politiche, le coalizioni e il centro.

Interessante lanalisi della Gisleri sulle prospettive di voto da qui al 2023. Dopo anni di esaltazione del bipolarismo si ritorna puntualmente ad individuare nel centro il luogo politico decisivo per far pendere la vittoria da una parte o dallaltra.

Alessandra Ghisleri, attendibilissima sondaggista e raffinata osservatrice della politica italiana, ci ha spiegato sulla Stampa di domenica che la competizione politica tra il centro destra e la sinistra resta tuttora aperta anche se lalleanza guidata da Meloni/Salvini/Berlusconi conserva una discreta maggioranza nei consensi. Sempre sulla base dei sondaggi, come ovvio.

Al di là degli orientamenti di voto e del gradimento attorno ai temi del giorno come quello sulluso del green pass e della vaccinazione obbligatoria o meno da parte dei vari partiti, quello che continua ad essere molto interessante dallo studio della Ghisleri è che lelettorato che sarà decisivo in vista della vittoria finale alle prossime elezioni politiche – almeno stando al profilo dei due schieramenti in campo – sarà il cosiddetto voto di centro. Ovvero lorientamento di quel pezzo di elettorato che non si riconosce nella violenta radicalizzazione della lotta politica – la disputa quotidiana tra Letta e Salvini è persin troppo emblematica – e che auspica la nascita di un polo/ federazione/luogo politico che sia in grado di moderare i due schieramenti in competizione. E quindi non un luogo trasformistico o di mero posizionamento tattico, ma un soggetto che declini, al contempo, anche e soprattutto una politica di centro. Certo, essendo la competizione sostanzialmente bipolare, è del tutto naturale che le forze di centro si schierino in entrambi i fronti. Soprattutto quando si deve prendere atto che il sistema elettorale non è ispirato ad un impianto di natura proporzionale.

Ecco perchè, stando alla lettura fornita dalla stessa Ghisleri, si è nuovamente di fronte ad una questione che prima o poi andrà sciolta. Ovvero, la necessità di costruire una proposta politica – fuorchè si voglia giocare un ruolo puramente testimoniale e politicamente irrilevante – che sia in grado di essere determinante per la vittoria di uno dei due poli. E questo anche perchè gli attuali protagonisti politici che vengono citati e che potrebbero essere artefici di questa potenziale aggregazione sono accomunati da alcuni elementi che confliggono con le ragioni elementari del consenso: o perchè sono radicalmente e strutturalmente inaffidabili, o perchè sono eccessivamente egocentrici o perchè, infine, non rappresentano più alcuna novità nel panorama politico italiano.

Si ritorna, quindi, al nodo centrale del dibattito politico. E cioè, dopo anni di esaltazione del bipolarismo, della contrapposizione frontale tra i partiti e della reciproca delegittimazione politica e personale – questa figlia diretta della deriva populista, demagogica e qualunquista del grillismo militante – si ritorna puntualmente ad individuare nel centro il luogo politico decisivo per far pendere la vittoria da una parte o dallaltra. E sarà proprio questa la frontiera, e la scommessa, attorno alla quale si gioca la prossima partita politica. Ben sapendo che lesperienza Draghi è destinata, almeno in parte, a modificare la natura e il profilo del sistema politico italiano. Dove, cioè, un luogo di centro e una politica di centro non solo saranno importanti ma addirittura essenziali per declinare anche e soprattutto una vera cultura di governo.