Tornano di moda, in questi ultimi tempi fatti, situazioni ed accuse verso certo mondo cattolico e, soprattutto, verso una parte della gerarchia cattolica che si è posta all’avanguardia sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza, secondo gli insegnamenti più autentici del Cristo.

Non vogliamo cadere e scadere su posizioni integraliste, anacronistiche e superate: come cattolici democratici (cioè come cristiani impegnati in politica) rimaniamo fedeli, perché profondamente convinti, al percorso indicatoci da Giuseppe Lazzati: “L’azione politica è l’azione che mira a costruire e sviluppare nel miglior modo possibile, cioè nel modo più corrispondente alle esigenze della persona umana, la vita associata degli uomini nell’ambito dello stato e della comunità internazionale.”

Da ciò ne deriva che l’impegno politico assume una propria dimensione autonoma dai principi della dottrina cristiana; senza che tale constatazione e presa di coscienza assuma un valore di contrasto con gli stessi principi cristiani, perché è altrettanto chiaro che questi ultimi esercitano il loro primato per ogni persona cristiana impegnata in politica.

Da queste premesse (ma non solo da esse) deriva la nostra diversità da quella parte del mondo cattolico che è approdata alla Lega Nord e che vede nella immigrazione un fenomeno da debellare da parte dello Stato anche con l’uso della forza. Ma anche rispetto alle posizioni di un’altra parte del mondo cattolico che continua a legittimare una sorta di conciliabilità tra la società capitalista con gli stessi principi della dottrina cristiana, non rendendosi conto che proprio nel ricercare tale conciliabilità vi è una posizione nettamente anticristiana, perché rende ancor di più succube la politica dall’economia.

La libertà non può essere scissa dalla giustizia sociale: nella società capitalista il ricco fa elemosina al povero (con la creazione delle disuguaglianze sociali); nella società solidale e democratica ogni cittadino (quindi anche l’immigrato) ha eguali diritti che debbono essere riconosciuti e tutelati dallo Stato.

Nasce da queste convinzioni umanistiche la nostra laicità in politica, senza che ciò (si badi bene) significhi un disconoscimento dei principi cristiani. Anzi, questi ultimi rafforzano ancor di più la nostra presenza laica in politica  – che significa anche autonomia della stessa.

Ma certo, di fronte ad alcuni attacchi beceri e volgari della Lega nei riguardi di alcune figure di alto profilo della Chiesa cattolica, ripresi anche da certa stampa e da alcuni editorialisti di “mestiere”, che dimostrano fino all’ultimo l’esasperazione e il clima di odio che serpeggia all’interno del centrodestra, non possiamo rimanere silenti.
Sul piano puramente religioso vogliamo riaffermare tutta la nostra obbedienza ai dettami della gerarchia e della Chiesa.

Sul piano puramente politico e sociale, invece, rivendichiamo ancora con forza la nostra autonomia dalla gerarchia e dalla Chiesa, perché vogliamo continuare ad incarnare quell’umanesimo politico che ci ha consentito in passato di dialogare con ideologie diverse.

Sono queste le ragioni più vere ed autentiche del nostro impegno politico e sociale, nell’ottica di una nuova società, di una nuova comunità nazionale ed internazionale, che facciano propri i valori della solidarietà, della giustizia sociale e delle pari opportunità di tutti gli individui nel poter salire i gradini della scala sociale.

Ma per poter contribuire ed aspirare ad essere protagonisti di questo nuovo ordine sociale, occorre che torniamo alla base, cioè dai cittadini (troppo stanchi di questa politica sterile e vuota idealmente) perché tornino ad essere i veri protagonisti del nuovo percorso politico.

E’ questa certamente una strada tutta in salita; ma non dobbiamo aver paura della fatica quotidiana che ci attende se vogliamo che il futuro sia ancora intriso dei valori del cattolicesimo democratico.

Abbiamo davanti a noi grandi responsabilità che ci obbligano oggi ad essere anticonformisti rispetto agli atteggiamenti, alle parole, alle dichiarazioni pubbliche, ai ragionamenti e al populismo diffuso in tutti i partiti.

Perché alla fine saranno gli atteggiamenti seri, responsabili e consapevoli del futuro che ci attende ad avere la meglio, rispetto ad una classe politica che non ha più niente da dire al popolo in ordine a valori morali, etici e di rappresentanza.