Pare che una delle categorie della politica nostrana sia diventata quella delle “scuse”.

Categoria apprezzabile sul piano personale, ma da considerare con prudente cautela su quello politico.

Dice Giuseppe Conte che Di Maio ha fatto bene a scusarsi con l’ex Sindaco di Lodi.

È giusto riconoscere – sostiene Conte – che in passato il Movimento ha usato “toni” sbagliati.

“Toni sbagliati”?

È dunque una questione di “bon ton” quella che si pone in materia di giustizia e di rapporto tra essa, i cittadini e la politica? O invece di sostanza?

Erano sbagliati i toni o erano sbagliate la concezione di fondo e l’architettura di pensiero sulle quali il M5S ha costruito in tutti questi anni il suo successo elettorale (sul terreno della giustizia come su tutti gli altri)?

Il populismo è questione che riguarda i “toni” oppure la degenerazione della democrazia e del rapporto virtuoso tra la politica e la pubblica opinione, come magistralmente ha scritto nel suo ultimo libro il compianto Padre Sorge?

Bastano un modo forbito e pacato di esprimersi e le antiche frequentazioni cattoliche per trasformare, da nuovo leader, un movimento populista, forcaiolo e demagogico in un soggetto politico che ambisce a occupare lo spazio del “centro” rimasto privo di solidi presìdi e di generosi autentici interpreti (che pur ci sono qua e là, ma non sembra affatto che abbiano tanta voglia di superare le loro auto referenzialitá)?

Domande, tutt’altro che faziose e irrispettose, che meritano una riflessione, sopratutto da parte di chi (a sinistra come anche al centro) scommette su questa improbabile trasformazione e su di essa pare disposto a investire le ambizioni (altrettanto improbabili) del futuro equilibrio politico del Paese.