I gesti di Papa Francesco sono soltanto “gesti”? Mimmo Muolo, giornalista di Avvenire, è stato il primo che ha iniziato a guardare, raccogliere e catalogare le testimonianza di un Papa “gestuale”, estremamente “fisico” e che tiene ad avere su di sé, come Egli stesso disse “l’odore delle pecore”. Il volume dal titolo “L’enciclica dei gesti di papa Francesco” (Paoline) prende in considerazione il pontificato di Francesco dal punto di vista dei gesti da lui compiuti. Attraverso questi, il Papa costruisce un’enciclica vivente, quella dei “gesti” appunto. E tali gesti, secondo Mimmo Muolo, sono “magistero” a tutti gli effetti. Non semplici atteggiamenti che suscitano simpatia.

In questo libro vengono catalogati ed approfonditi i gesti del Pontefice, non con occhio di cronista ma di studioso, prima da un punto di vista complessivo, poi nei loro dettagli. Pastorale, carità, comunicazione, quotidianità, sono tutte categorie che Muolo descrive e che, al di là degli aggiornamenti possibili negli ultimi tempi, danno un’idea del magistero di Papa Francesco, chiedendoci, infine: “qual è lo scopo di questo Papa?”. Rendersi simpatico? Fare la rivoluzione? Ogni Papa è, a modo suo, rivoluzionario. In verità ciò che cerca di fare Francesco consiste nell’incarnare il Vangelo in un linguaggio pratico, quotidiano, quello dei gesti, appunto. Un linguaggio comprensibile agli uomini del nostro tempo. Il pericolo più grande secondo l’autore del libro è l’indifferenza. Con i suoi gesti (comprare gli occhiali in negozio, rompere il protocollo e parlare con la gente, salutare con un semplice “buonasera”, le telefonate private …) il Papa trasforma il Vangelo in un linguaggio che lo avvicina alla gente, al gregge e, perciò, abbatte i muri dell’indifferenza. Mimmo Muolo è stato il primo a comprendere che, mentre nei papi del passato dalle parole nascevano i gesti, con Francesco si ha oggi la dinamica contraria.

La “Chiesa in uscita” infatti nasce durante la prima domenica da Papa in cui Egli, in un fuori programma, incontrò la folla. Farsi abbracciare, toccare: una novità, rispetto i pontificati dei suoi predecessori. Il Papa o, come ora sono tutti abituati a chiamarlo, Francesco, corre il rischio di farsi “liquido” in una società liquida (citando Z. Bauman), soltanto per rendere saporito il liquido. Essere sale. Con l’ulteriore rischio di intendere il Cristianesimo come un messaggio politico. Ma lo è? Il Vangelo è la religione dell’Incarnazione, non della teoria. E’ il Credo di chi si sporca le mani. E’ chiaro che in questo modo si entra in contatto con la vita di tutti i giorni, con le sue tragedie. Il Cristianesimo diviene, di conseguenza, interesse per la polis, per la comunità umana, che è oltre i suoi confini. Con l’avvento di Cristo la schiavitù non ha più avuto il diritto di cittadinanza, nonostante essa cercò di resistere al suo messaggio. Oggi possiamo paragonare la schiavitù all’indifferenza. Anch’essa non può aver diritto di cittadinanza.